Comunità amiche della demenza
Oggi la demenza rappresenta una sfida per il sistema sanitario: secondo alcune stime, nel 2040, in Italia saranno più di due milioni e mezzo i casi (oggi sono un milione e 200mila) a fronte anche dell’invecchiamento della popolazione. Sono gli stessi operatori a denunciare l’esclusione sociale e il senso di abbandono che accompagnano le persone con demenza. Il comune di Brescia, Casa di Industria, Fondazione Brescia Solidale Onlus e l’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) Fatebenefratelli, in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer, hanno distribuito l’opuscolo “Il diritto di essere fragili. Nuove attenzioni alla demenza”. Come scrive Orazio Zanetti, primario geriatra all’Irccs, “il contrasto dello stigma, il sostegno delle famiglie, la diagnosi precoce e la prevenzione rappresentano tasselli di un percorso in costruzione, sampietrini ancora imperfettamente incastonati su una strada che richiede il contributo dell’intera collettività, di una comunità che intende essere davvero e saldamente fraterna”.
Brescia è già una “Città amica delle persone con demenza” in virtù del protocollo siglato dall’Associazione Alzheimer Uniti d’Italia con il Comune e con una serie di Fondazioni tra cui proprio l’Istituto di Ricerca a carattere scientifico Fatebenefratelli. L’obiettivo è promuovere realtà sempre più accoglienti e solidali nei confronti di chi è colpito da decadimento cognitivo, affrontando le sfide legate alla patologia e all’emarginazione. In attesa di avanzamenti significativi sul piano della ricerca, è sempre più urgente migliorare i servizi sanitari e assistenziali di supporto alla famiglia, che sostiene la gran parte del peso assistenziale (l’80% dei malati è assistito dalla famiglia). Ampliamento delle offerte dei servizi ambulatoriali, riqualificazione dei circa 500 ambulatori per la memoria sparsi sul territorio nazionale, potenziamento dei servizi semiresidenziali (centri diurni), sostegno dei Caffè Alzheimer e supporti di natura economica: sono queste le vie da percorrere per contenere e “rompere” la solitudine. Sappiamo che non esiste ancora una cura risolutiva. Per questo motivo la diagnosi precoce permette di rallentare il decorso e limitare l’impatto sul malato e sulla famiglia. L’Irccs Fatebenefratelli di Brescia è in prima linea nella ricerca su molecole e tecniche riabilitative, ma anche nel trattamento che coinvolge sempre di più le famiglie.
I Fatebenefratelli, sulle orme del loro fondatore San Giovanni di Dio, si impegnano a garantire un’assistenza integrale, che pertanto consideri e abbracci tutte le dimensioni della persona umana: fisica, psichica, sociale e spirituale. Nel corso del 2023 l’Unità Ospedaliera Alzheimer-Centro per la Memoria dell’Irccs di Brescia ha effettuato più di 6000 visite ambulatoriali e circa 500 ricoveri in regime ospedaliero. L’Irccs di Brescia, fra i primi in Italia, ha dedicato risorse sia in campo sanitario assistenziale sia in quello della ricerca. Sin dal 1991, anno di apertura del Centro per la Memoria, offre percorsi personalizzati che funzionano, come racconta Maria, una paziente di 75 anni: “Con la morte repentina di mio marito sentii un dolore immenso, ebbi vuoti di memoria ed episodi di disorientamento. Da quel momento la mia memoria iniziò a vacillare giocandomi brutti scherzi. Ahimè questo strumento meraviglioso, ricco di contenuti e ricordi, cominciava a ‘scordarsi’ dentro di me come le corde di una chitarra, perdendo di tono e di armonia. Tutto ciò mi portò a una disperata paura di perdere di significato e di non essere più protagonista di me stessa. Al centro per la memoria ho trovato persone animate dalla voglia di mettersi in gioco. Alla ‘Scuola Di Memoria’, le ore passano veloci, il coinvolgimento è stimolato dalla spinta a migliorare le abilità cognitive e lo stile di vita”.