Custodi delle ceneri o capaci di fuoco?
“Coscienza credente - Custodi delle ceneri o ancora capaci di fuoco?”. Non si può restare indifferenti rispetto al tentativo del Movimento dei Focolari di riflettere su ciò che siamo e su ciò che potremmo diventare. Se sulle difficoltà dell’oggi molto è già stato detto, sul futuro molto è ancora da scrivere. È bello constatare che la provocazione, ripresa da Gustav Mahler (“Tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”), si inserisce nel programma degli incontri dal titolo “Un ideale che illumina la città”.
Potremmo riflettere a lungo, ma l’invito è di partecipare all’appuntamento del 30 settembre all’Istituto Paolo VI che vedrà presente, tra gli altri, anche il vescovo Tremolada. Mahler (1860-1911), compositore e direttore d’orchestra in un mondo in crisi e prossimo alla dissoluzione, aprì la strada al Novecento musicale. Non fu compreso immediatamente. Solo il tempo gli diede ragione. E noi, che siamo convinti di appartenere a un periodo poco propizio, possiamo ancora sognare in grande, inseguire e testimoniare quell’ideale capace di illuminare le città? Penso di sì, anche se a volte corriamo il rischio di leggere il presente con le lenti del passato e di immaginare il futuro con le lenti dell’insoddisfazione della contemporaneità. Così è complicato. Sono sempre più convinto che le famiglie siano l’olio per il motore delle comunità. Vanno, però, formate e accompagnate.
Nei giorni scorsi ho avuto l’opportunità di incontrare la bella realtà dell’Istituto Pro Familia che, sulla scorta degli insegnamenti del venerabile don Zuaboni, si pone in ascolto delle coppie ed educa, anche le giovani generazioni, all’amore attraverso la testimonianza ordinaria di altre coppie. È poco lungimirante nelle nostre parrocchie non approfittare di questi percorsi già sviluppati e consolidati. Come è poco lungimirante non approfittare della formazione diocesana dei catechisti. Come è poco lungimirante non intercettare gli incontri formativi promossi dalle aree pastorali. Ci lamentiamo e ci accontentiamo.
