Dal lamento al riconoscimento

Troppo spesso ci lamentiamo e siamo circondati da persone che si lamentano; il lamento cronico, infatti, è contagioso e crea dipendenza. Quindi ognuno si lamenta e stimola il lamento dell’altro. Ma cosa otteniamo con il lamento? Ci fa stare meglio? Non penso proprio, anzi, mi sembra che si attivi un circolo vizioso in cui lamentandoci continuiamo a vedere con uno sguardo di negatività ciò che ci accade, alimentando insoddisfazione. Di fatto il lamentarsi porta ad attribuire la responsabilità delle cose che non vanno per il verso giusto sempre all’esterno e non ci spinge ad un cambiamento. Ci si adagia nella modalità del continuare a puntare l’attenzione su ciò che non funziona senza cercare di modificare le cose e le situazioni. Davvero nelle nostre giornate, nelle nostre settimane viviamo solo situazioni per cui lamentarci? O semplicemente non siamo abituati e allenati a riconoscere ciò che di bello ci succede? Non ci sono motivi per cui essere grati? Penso che sia proprio una questione di atteggiamento, che dobbiamo provare a modificare: riconoscimento e gratitudine, dunque, come modalità da contrapporre al lamento.
Alleniamoci a riconoscere e a dare valore a ciò che abbiamo e alle persone che sono con noi. Spesso, invece, le diamo per scontate: esercitiamoci a ringraziare, ad essere grati. Il riconoscimento e la gratitudine, tuttavia, non avvengono in maniera spontanea, richiedono di fermarci, riflettere, assumere consapevolezza di ciò che viviamo. Si tratta di dare valore alle piccole cose, concentrandoci sul presente, lasciando sullo sfondo sia il passato sia il futuro. È una postura che ci porta a trovare elementi positivi nella nostra quotidianità, ad apprezzare ciò che è prezioso e significativo nelle nostre giornate. Questi atteggiamenti ci aiutano anche a intervenire su ciò che possiamo cambiare, provando a vivere con maggior responsabilità e intenzionalità gli eventi: non siamo spettatori passivi ma abbiamo un ruolo in molte situazioni e siamo noi a decidere come giocarlo; la responsabilità non è solo esterna a noi, abbiamo un margine di manovra. Questo vuol dire guardare la realtà con occhi attenti a cogliere il bello e il positivo e anche questo sguardo può essere contagioso, purché sia vissuto in modo autentico e non superficiale, non come una forzatura ed un autoinganno. Riconoscimento e gratitudine possono contraddistinguere le nostre relazioni e spronare anche gli altri ad assumere un atteggiamento diverso di fronte a ciò che accade, senza essere sopraffatti dagli eventi, ma potendoli governare ed anche, a volte, cambiare e trasformare.
