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di MAURO TONINELLI 18 nov 2015 00:00

Dirsi musulmano...

Poi si deve comunque tornare a scuola. I fatti di Parigi, così vicino a noi (ma non sono da dimenticare Beirut, l’aereo russo…), hanno sconvolto la percezione della realtà di molti...

Poi si deve comunque tornare a scuola. I fatti di Parigi, così vicino a noi (ma non sono da dimenticare Beirut, l’aereo russo…), hanno sconvolto la percezione della realtà di molti. E se a Parigi, nelle strade francesi colpite dagli attacchi, la normalità stenta a ripartire, non così nel resto del mondo. E si discute, a più livelli: chi comanda, chi non comanda, chi è in strada o al bar discute improvvisamente come fosse uno dei migliori socio-economico-teologo-politico esistente e sui social si sprecano parole, immagini pensieri. Tutti dicono. E i prof? C’è chi segue il programma e lascia la questione ad altri, che c’entra la fisica o la matematica con questo, ma non si può far finta di nulla e quindi c’è quello che dedica dieci minuti, mezz’ora o un’ora. Non si può far finta di niente… Parole. Tutti parlano tranne Aysha (nomi di fantasia), con i suoi occhi grandi, quasi intimidita e impaurita in un angolo della classe; lei è musulmana. Come lei anche Ahmed, in un’altra classe.

Lui è sempre stato vivace, socievole e ben inserito nella classe ma oggi no. È muto e schivo. Per non parlare di Kamila: come sempre porta il velo sul capo, quello che non è più un problema per le compagne di classe per lo meno fino a qualche ora fa… Ora a ricreazione ha lo sguardo basso. Ora, nel dolore del mondo occidentale per i morti dovuti all’Isis, loro si sentono “fuori posto”. E anche loro nel dolore. Fino a qualche ora prima tutto procedeva per il verso giusto. Sms, risa, scherzi… tutto come una semplice giornata in questo occidente in cui si sentono a casa, che, con tutte le contraddizioni, è la loro casa. E poi questi fatti. E lo sguardo di chi dice: io sono musulmano ma… Come vorrei, per Aysha, Ahmed, Kamila e tanti altri che ci fossero ancora i miei nonni.

Come vorrei che ci fosse ancora qualcuno che ha provato sulla sua pelle il disagio di essere tacciato di fascismo solo perché italiano… perché non c’è nulla di peggio che definire un giovane per la sua appartenenza etnica o religiosa. Senza tener conto che Aysha, Ahmed e Kamila sono adolescenti con i sogni di una vita nel cuore ma, a scuola, oggi può essere dura dirsi musulmano.
MAURO TONINELLI 18 nov 2015 00:00