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26 nov 2015 00:00

Discutiamo coi figli, ma lasciamoli vivere

Tanti genitori stanno esprimendo forti perplessità sulla partecipazione dei loro ragazzi agli eventi del prossimo Giubileo, sulla scorta degli attentati parigini. È giusto parlarne: è un modo per capire di cosa realmente preoccuparci. Chi semina paura vuole la nostra paura. L'editoriale del n° 44 di "Voce" è di don Marco Mori

Tanti genitori stanno esprimendo forti perplessità sulla partecipazione dei loro ragazzi agli eventi del prossimo Giubileo, sulla scorta degli attentati parigini. È giusto parlarne: è un modo per capire di cosa realmente preoccuparci. Chi semina paura vuole la nostra paura. La preoccupazione è un conto, la paura è un altro. Ai ragazzi dobbiamo trasmettere la preoccupazione ma non la paura. La differenza è sottile, ma decisiva: la preoccupazione mi permette di vivere dentro alcuni atteggiamenti di attenzione; la paura mi blocca e non mi permette di vivere. Aiutare i giovani a diventare più responsabili mi pare l’unico atteggiamento serio che dobbiamo coltivare in questi momenti; tenerli a casa perché abbiamo paura non li fa crescere e rischia di non dare a loro quegli atteggiamenti di cui hanno e avranno bisogno.
Non decidiamo noi quali sono i problemi della società che troviamo nella nostra esistenza.

I miei nonni hanno vissuto la guerra, i miei genitori gli anni di piombo (la strage di Piazza Loggia è stata più pericolosa per noi bresciani di quanto lo siano gli attentati parigini...). Possiamo decidere, questo sì, come affrontare i problemi. I nostri figli gireranno il mondo molto di più di quanto lo stiamo facendo noi: significa che questa preoccupazione la devono affrontare anche loro. Forse è più intelligente che i ragazzi discutano delle nostre preoccupazioni e rispondano loro. Anche perché loro stessi ne hanno: mi è capitato di confrontarmi a lungo in parrocchia con gli adolescenti sulle paure che provano e alcuni di loro vorrebbero quasi rinchiudersi in casa... ma, parlandone, le paure si trasformano, si sedimentano, non prendono tutto lo spazio. Esprimere grande fiducia nei ragionamenti dei ragazzi, fidarsi di ciò che pensano e nelle contromosse che potrebbero prendere è un’occasione significativa con cui si può dire che questo problema tocca proprio a loro risolverlo per non lasciarsi schiacciare. Quali sono, oggettivamente, i pericoli a cui i nostri ragazzi sono esposti nella partecipazione a questi eventi? Francamente nessuno di più (o forse meno!) di quelli della vita di tutti i giorni. Lo sappiamo che nelle grandi manifestazioni la sicurezza è più alta che in altre occasioni.

Ciò non toglie la possibilità che avvengano incidenti o atti di violenza, ovviamente. Ma, se dobbiamo fare un discorso razionale, la serenità dovrebbe guidarci. Nel momento in cui ci fossero segnali chiari e precisi di pericolosità, la Diocesi stessa sospenderebbe la partecipazione a tali eventi. Per ora non c’è nessun segnale che vada in questa direzione. Anche solo per gli eventi legati al Giubileo della nostra Diocesi siamo costantemente in contatto con le forze dell’ordine per valutare situazioni potenzialmente pericolose... (e lo abbiamo sempre fatto, anche prima di Parigi). Attendiamo tanti ragazzi al Giubileo, convinti che la loro partecipazione bella e serena sia una risposta decisa e vera a chi vorrebbe vederci obbedire alla logica della violenza e della forza.
26 nov 2015 00:00