Disuguaglianza estrema
Il 90% della popolazione mondiale vive in una condizione di “elevata disuguaglianza di reddito”, secondo la definizione della Banca Mondiale. Tra i Paesi più avanzati, quelli del G7, gli Stati Uniti presentano la maggiore disuguaglianza, seguiti dal Regno Unito; l’Italia è terza. A livello globale, il 41% di tutta la ricchezza maturata dal 2000 è stata raccolta dall’1% più ricco, mentre la metà più povera ha acquisito solo l’1%. In media, il patrimonio di una persona nell’1% più ricco è cresciuto di 1.3 milioni di dollari; una persona nella metà più povera ha guadagnato solo 585 dollari.
Nel frattempo, 2.3 miliardi di persone soffrono di insicurezza alimentare moderata o grave, 335 milioni in più rispetto al 2019. La concentrazione della ricchezza supera di gran lunga quella del reddito. Tristemente, la ricchezza dei miliardari sta aumentando quasi di pari passo con l’insicurezza alimentare globale. Questa situazione è fondamentalmente frutto di scelte politiche, motivate da precisi orientamenti economici, politici e legali, anziché dall’integrazione globale dei mercati o dall’automazione. Le spinte alla deregolamentazione finanziaria e l’indebolimento delle tutele del lavoro vi contribuiscono, così come la riduzione delle aliquote fiscali per le imprese e per i redditi più alti, che oltretutto privano gli Stati di preziose risorse da destinare a istruzione di qualità e sanità, i maggiori fattori di attenuazione della concentrazione dei redditi. I ceti più benestanti, a partire dai super-ricchi, sono anche responsabili di una quota sproporzionata delle emissioni di anidride carbonica, aggravando i rischi climatici a carico di tutti, ma soprattutto dei poveri.
Per tutte queste ragioni, le disuguaglianze sono tutt’altro che positive per la stessa crescita economica. Le divisioni di carattere economico sono il principale generatore di tensioni sociali, che destabilizzano i Paesi ed erodono la democrazia. Le conseguenze più pericolose sono, appunto, politiche, con i Paesi ad elevata diseguaglianza che hanno molte più probabilità di subire un arretramento democratico o una deriva autoritaria. Per contrastare l’aumento delle disuguaglianze si potrebbe, ad esempio nel nostro Paese, aggiornare il sistema fiscale in chiave decisamente più progressiva, sostenere l’accesso dei “capaci e dei meritevoli” a scuole e università di eccellenza, riscrivere le norme sulla proprietà intellettuale per favorire trasparenza e concorrenza, e tanto altro. Ma perché ciò accada l’equità dovrebbe prima tornare al centro dell’attenzione.