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di EMILIO DEL BONO 08 gen 2024 09:52

Francesco tifoso della buona politica

È una stagione nella quale la politica non gode di grande prestigio e narrazione. Soprattutto la politica nelle fragili democrazie dell’Occidente. Una politica che ha perso legittimazione (la percentuale della popolazione votante è in costante calo) e oscilla tra la sudditanza ai grandi poteri economici globalizzati e la irrilevanza. E invece c’è chi crede fortemente alla politica, alla grande politica, direi al primato della politica nella dimensione delle relazioni interne ed internazionali.

È il Papa, sì proprio papa Francesco. Il quale, sia nei suoi interventi sia nel documento più maturo della dottrina sociale della Chiesa, richiama i politici a fare il loro dovere. E lo fa dedicando un intero capitolo, il quinto, della “Fratelli tutti” proprio alla “migliore politica”. E lo scrive chiaro (peraltro in linea evolutiva perfetta con le encicliche di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II): “Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità (…) è necessaria la migliore politica”, non quella prevalente nella “politica oggi” che spesso cammina “verso un mondo diverso”.

Il Papa ci mette in guardia dalla cattiva politica, quella che degenera in “insano populismo quando attrae consenso allo scopo di strumentalizzare la cultura del popolo al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere”. Ciò che va evitato è il “Populismo chiuso che deforma la parola popolo”, poiché la “categoria di popolo è aperta”. Al Papa e alla dottrina sociale della Chiesa appare chiaro che serve far crescere nel cuore degli uomini una “spiritualità della fraternità” ma serve che a questa corrisponda una dimensione politica, ovvero una “organizzazione” finalizzata alla realizzazione della giustizia sociale, della libertà, della promozione umana, il “mercato da solo non risolve tutto”, serve “una politica economica attiva”.

Papa Francesco è esplicito, “dobbiamo rimettere la dignità umana al centro e su quel pilastro vanno costruite le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno”. E in “Fratelli tutti” non ci si nasconde che la dinamica internazionale non sta andando verso una evoluzione democratica del mondo e, tanto meno, verso una espansione della tutela dei diritti fondamentali dell’uomo.

Anzi la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948 non appare più la Carta di riferimento valoriale e l’Organizzazione delle Nazioni Unite sta vivendo un declino preoccupante di autorevolezza e centralità. Per la Chiesa urge invece il ritorno della Grande Politica, di una visione e di un pensiero forte, di fronte alla crisi degli Stati nazionali, serve una “Autorità mondiale regolata dal diritto”, servono organizzazioni mondiali più efficaci che assicurino il bene comune e dotate di autorità e potere sanzionatorio e che “assicurino il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e la difesa certa dei diritti umani fondamentali”.

Il Papa fa appello alla politica la quale deve avere l’ambizione di costruire organizzazioni efficienti, dotate di autorità e che siano capaci di produrre Regole. Serve una politica che “pensi con una visione ampia” e che sia in grado di produrre buone leggi, un sistema giuridico coerente. Senza “lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto” non si può raggiungere “la giustizia quale requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale”. Addirittura si afferma che “bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale” (discorso del Papa all’Onu nel 2015).

Papa Francesco, proprio lui, si erge a difensore di quella grande politica che, dopo la guerra, produsse la nascita dell’Onu e soprattutto la promulgazione e la approvazione della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.


E questo lo fa, richiamando la politica ai suoi doveri, quelli della regolazione democratica, del perseguimento della giustizia sociale e, soprattutto, del rispetto e riconoscimento dei diritti naturali dell’uomo. Si vuole lanciare un evidente monito ai politici: datevi orizzonti rispettosi della dignità umana, producete organizzazioni e regole che non smentiscano i grandi risultati raggiunti almeno concettualmente nel 1948.

Viene messo il dito nella piaga, ovvero il rischio che le democrazie deperiscano, si rifaccia strada uno stanco, ma pericoloso nazionalismo, si riducano in numero e in forza morale le democrazie, non più in grado di richiamare altri sistemi politici a non chiudersi su sé stessi, producendo autocrazie, squilibri sociali e la conculcazione dei diritti fondamentali che non sono un’invenzione degli Stati, ma che appartengono agli uomini naturalmente. In sintesi come non condividere la chiamata ad un rinnovato senso ed impegno, in totale controtendenza rispetto all’apatia e alla sottovalutazione che serpeggia in ogni nostro ambiente e che il Papa sintetizza così: “Può funzionare il mondo senza politica? Può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la Pace sociale senza una buona politica?” perché vanno contrastate “le strategie che mirano ad indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con qualche ideologia”.



(Foto Vatican Media/SIR)

EMILIO DEL BONO 08 gen 2024 09:52