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Brescia
di ANSELMO PALINI 12 nov 2025 16:33

Giustizia sociale, non atomiche

Nel mondo ci sono più di 12 mila testate nucleari. Record di presenze in Russia (circa 5.500 testate) e Stati Uniti (5.300). In Europa la situazione richiede una distinzione: Francia (con 290 testate) e Gran Bretagna (225) hanno armi nucleari proprie, mentre le circa 100 testate della Nato sono distribuite tra Italia (una quarantina), Turchia, Germania, Belgio e Olanda. Poi vanno contate le 600 testate della Cina, le 170 del Pakistan, le 180 dell’India, le 90 di Israele e le 45 della Corea del Nord. La guerra nucleare, oggi, non è più un tabù. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, le autorità di Mosca hanno più volte agitato lo spettro dell’arma atomica come possibile esito di un’escalation militare. Al netto della crisi russo-ucraina, però, il ritorno in auge del nucleare ad uso bellico è un fenomeno generalizzato e globale. Sebbene negli scorsi decenni il numero delle testate sia complessivamente diminuito, negli ultimi anni più della metà dei Paesi che possiedono questi ordigni – nello specifico Cina, Russia, Pakistan, Corea del Nord e India – ha aumentato le proprie scorte.

La nostra provincia è direttamente coinvolta in questa situazione per la presenza, anche se mai ufficialmente ammessa, di bombe atomiche nella base di Ghedi. Una ennesima riprova di tale presenza è il fatto che martedì 4 novembre è atterrato nell’aeroporto militare della bassa bresciana il gigantesco cargo C-17 Globemaster, appartenente all’unico reparto dell’aviazione statunitense, il 62° stormo o, abilitato al trasporto di bombe atomiche B-61/12, la cui distribuzione nelle basi europee è stata annunciata come imminente, se non già avvenuta, dal Dipartimento di difesa statunitense in sostituzione di altri ordigni atomici, i B-61. Nella base di Ghedi sono presenti sia i Tornado che gli F35, ossia aerei in grado proprio di portare ordigni atomici. La presenza di bombe atomiche nella nostra provincia non può non preoccuparci e interrogarci come Chiesa e come società civile. Dal Concilio in poi la Chiesa ha avuto parole chiare e nette nel condannare la logica della deterrenza atomica e della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Papa Francesco, sia durante la visita a Hiroshima sia in altre occasioni, ha indicato come assolutamente immorale anche il semplice possesso di ordigni atomici.

Queste le parole del Papa: “Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo” (Hiroshima, 24 novembre 2019). La presenza di ordigni atomici, ossia di armi di offesa e di distruzione di massa, sul territorio del nostro Paese è in palese contrasto con l’art. 11 della Costituzione, là dove si afferma che “‘Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Brescia è la città di Paolo VI, il messaggero di pace alle Nazioni Unite, il Papa che ha istituito la Giornata mondiale della Pace e la commissione pontificia Giustizia e Pace, il Papa della Populorum progressio. Brescia è la città che da alcuni anni organizza uno straordinario Festival della pace, è la città che ha visto sorgere e svilupparsi numerose esperienze di volontariato e di cooperazione internazionale. La presenza di bombe atomiche sul territorio bresciano è in netto contrasto con l’impegno per la pace e la solidarietà che caratterizza la nostra città e l’intera provincia. Primo Mazzolari, che si riteneva bresciano d’adozione, in “Tu non uccidere” ci ha ricordato che “abbiamo bisogno di giustizia sociale, non di atomiche”. Ricordiamolo e agiamo di conseguenza. Con coraggio e determinazione. Prima che sia troppo tardi.

ANSELMO PALINI 12 nov 2025 16:33