I capponi di Renzo
Nel periodo in cui si aprono le previsioni e i consueti dibattiti relativi alle scelte di politica economica, ogni categoria chiede qualcosa in più, e ciò comporta qualcosa in meno per altri, se le cifre finali devono restare invariate, o persino ridursi. In queste settimane ripenso a quei poveri quattro capponi di cui si narra nei Promessi Sposi, che Renzo aveva fra le mani recandosi dal dottor Azzeccagarbugli, “povere bestie che s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura. Ragionando di scuola 2026, alcuni temi potrebbero essere prioritari nel bilancio: la qualità dell’edilizia scolastica (il 90% degli edifici scolastici statali ancora non ha tutte le certificazioni di sicurezza), il sistema dei trasporti che porta puntualmente studenti e operatori a scuola ogni giorno, la necessità di abbassare il numero minimo di alunni obbligatorio per formare una classe, così da salvare qualche plesso in più nelle aree remote del paese e forse affrontare l’emergenza demografica, oltre a quella educativa. Interessante anche la proposta di detraibilità della spesa per i libri di testo, almeno nella scuola dell’obbligo.
A fronte di tali obiettivi importanti per il futuro prossimo, è possibile che sia approvato un taglio di circa 600 milioni nella spesa per l’istruzione. Si risponde, a dire il vero, che si lavorerà su efficienza e qualità, incrementando contestualmente alcuni fondi per gli Its, per l’Università e i rinnovi contrattuali. E i nostri capponi? Con uno stantio discorso ideologico ci si divide sulla presunta sottrazione di fondi alle “statali” per trasferirli alle “private”, pur in presenza di una legge (lungimirante) del 2000, che definisce il sistema pubblico costituito da scuole statali e paritarie, insieme. Parliamo in tutto di 20 milioni di euro, in bonus per le spese scolastiche delle famiglie e per l’accoglienza di alunni con disabilità: la spesa dello stato procapite per studente delle paritarie passerebbe a circa 715 euro (oggi è a 680), a fronte della spesa nelle statali che è di circa 7.500. Mentre la polemica tutta italiana si riscalda, ci si distrae rispetto all’aumento del 3,5% delle spese militari (oltre un miliardo di euro) e alle stime dell’evasione fiscale, che supera i 100 miliardi di euro. Quanta bellezza, arte, progettualità educativa potremmo proporre con la minima parte di questa enorme quantità di denaro, in tutte le scuole del sistema pubblico, statale e paritario?