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di LUCIANO ZANARDINI 19 lug 2016 00:00

I rumors sui cambi dei sacerdoti

Non è certo agevole il compito di chi deve mettersi ogni volta a ridisegnare le oltre 400 parrocchie con i relativi 772 presbiteri di cui 186 hanno più di 75 anni

Il periodo estivo, con i molti cambi di destinazione dei sacerdoti, rischia di mettere a dura prova le comunità. Cambiamenti fisiologici (non si può rimanere a vita in un posto) si uniscono alle necessità e alle contingenze (la malattia di un presbitero è una di queste). Non è certo agevole il compito di chi deve mettersi ogni volta a ridisegnare le oltre 400 parrocchie con i relativi 772 presbiteri di cui 186 hanno più di 75 anni e 195 sono compresi tra i 65 e i 75 anni. Se poi ci si mette il calo delle vocazioni (solo 122 hanno meno di 45 anni), il risultato è che molte realtà con il passare degli anni arrivano a perdere la figura del curato (soprattutto in oratorio) al quale erano storicamente abituati. Di necessità virtù.

Dovranno essere bravi i consigli pastorali a sollecitare i sacerdoti che rimangono a snellire la struttura, esortandoli a fare meno messe e a concentrarsi piuttosto sulla cura delle relazioni. Non è sul numero di Messe che si misura il valore di una comunità. Ogni nuovo sacerdote va accolto nel migliore dei modi, anche perché in caso contrario può risentirne il suo stesso inserimento. Ad ogni passaggio ci sono alcuni aspetti che fanno sorridere: c’è il gruppo che sottolinea quanto di bello è stato fatto, rimarcando esplicitamente che non si può fare diversamente (“si è sempre fatto così”); c’è il singolo che si è allontanato in seguito alle incomprensioni e si ripresenta in pompa magna; c’è chi demolisce quanto costruito (atteggiamento giustificato solo nei casi di deriva autoritaria e clericale). È difficile, però, pensare che in una situazione non ci siano mai delle responsabilità dei laici. Chi arriva ha bisogno di trovare una comunità pronta a mettersi in gioco. Per intendersi meglio, l’impegno nella Chiesa non può esaurirsi con il parroco di turno. La comunità deve essere pronta a maturare insieme ai suoi pastori. Diversamente, il tanto sventolato Concilio – anche da parte degli stessi laici – resta lettera morta.
LUCIANO ZANARDINI 19 lug 2016 00:00