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Roma
di MASSIMO VENTURELLI 09 feb 2015 00:00

Il capolinea di Scelta civica

Sta suscitando polemica la "diaspora" nel movimento creato (e da tempo abbandonato) da Mario Monti

Continua a fare discutere (forse solo all'interno del Palazzo) la "scelta civica" di alcuni esponenti del partito fondato per le elezioni del 2013 dal senatore a vita e premier uscente Mario Monti, di passare armi e bagagli al Pd.

Una polemica che vede contrapposti i transfughi e chi, tenacemente, ha scelto di restare a difendere la ragioni di un movimento nato una casa comune per liberali, riformisti, cattolici e laici. Un movimento che, forse vale la pena di ricordarlo, aveva già perso qualche tassello importante già in passato, a partire proprio dal suo fondatore Monti e dell'altro "pezzo da novanta" Lorenzo Dellai.

È dei giorni scorsi l'addio (con relativo abbraccio a Matteo Renzi) di otto tra senatori e deputati, tra questi alcuni nomi illustri come il ministro dell'Istruzione Giannini, la senatrice Lanzillotta, il cui ritorno nel Pd è una sorta di rientro a casa, il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, il vice ministro Carlo Calenda, ma anche l'economista Irene Tinagli, il giuslavorista Pietro Ichino. Una "scelta", hanno definito il loro trasloco, per dare gambe più solide al governo.

Qualcuno come Alberto Bombassei, deputato di Scelta civica, oltre che vicepresidente di Confindustria, ha già ipotizzato reazioni contro quella che è parsa una sorta di campagna acquisti del partito di Renzi. “Penso - ha affermato - che dobbiamo rinegoziare la nostra presenza nella maggioranza di governo: nessuna obbedienza cieca a chi dice di schiacciare il bottone rosso o quello verde”.

Politologi più o meno esperti hanno sottolineato come il "rompete le righe" di quel che resta di Scelta civica sia il frutto di un Pd che, a differenza del 2013, pare avere allentato un po' di legami con la sinistra e la Cgil (giova ricordare che l'elezione di Mattarella è avvenuta anche con i voti di Sel?) e che dunque mostra maggiore interesse a una parte più moderata dello scacchiere della politica. Può darsi, certo.

Qualcun altro, con una dose non indifferente di prosaicità (ma anche di realismo) butta lì l'ipotesi che essendo venuto meno il patto del Nazareno, nel cuore del premier Renzi ci sia da colmare il vuoto lasciato da Berlusconi... Anche questo può essere!

Qualcun altro ancora azzarda l'ipotesi che a provocare la diaspora, o meglio la "diasporina" in Scelta civica ci sia anche il sogno accarezzato che la dissoluzione in atto in Forza Italia (sarà poi vero?) ci sia spazio per futura riaggregazione con Passera, o Rutelli per ora fermo ai box, e Tabacci. Tutti insieme per cercare di superare il futuro sbarramento imposto dall'Italicum...

Scenari più o meno fantasiosi, più o meno probabili che, francamente, appassionano poco, ma che forse devono fare riflettere chi, in questo momento, medita tanto a destra quanto a sinistra, di dare vita a qualche nuova aggregazione politica. Scelta civica, che nelle intenzioni di Mario Monti doveva essere la casa comune di chi, laico o cattolico, politico o espressione della società e dell'associazionismo, voleva rappresentare una alternativa praticabili a una politica bypassata dall'esperienza dei tecnici, è durata veramente poco e come Icaro dotata (come è parso evidente in queste settimane) di ali di cera.

Chi vuole tentare, ora, si faccia avanti!
MASSIMO VENTURELLI 09 feb 2015 00:00