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di MASSIMO VENTURELLI 16 mag 2016 00:00

Il Paese sta giocando un "Risiko" tutto suo?

Come nel famoso gioco pare che si diverta molto a trovare ogni giorno un nuovo nemico contro cui muovere le proprie truppe

Non ci siamo. Per quanto l’Italia si sforzi (o cerchi di sforzarsi) di liberarsi della sua naturale propensione alla litigiosità, la sfida continua a sembrare delle più ardue. Non c’è più nessun ambito del vivere civile in cui le ragioni del confronto e del dialogo non finiscano per soccombere a quelle della lite “senza se e senza ma”.La politica ormai ha dato più e più volte prova che la litigiosità è il suo collante. Senza la propensione alla lite, alla ripicca, non c’è dialettica che tenga. A dimostrarlo sono i battibecchi tra “opposte fazioni” (anche se con un po’ di smalto in meno rispetto al passato) e ancora di più le rotture e gli strappi che un giorno sì e l’altro pure si consumano all’interno di un po’ tutti i partiti dell’arco costituzionale.

Ne sa qualcosa Renzi e le diverse anime del “suo” Pd, ne sanno qualcosa i grillini del M5S e ne sanno qualcosa anche le forze del centro-destra. La querelle messa in scena per le elezioni amministrative a Roma è qualcosa che, da questo punto di vista, sembra non avere pari. Ma si litiga anche nella società civile, che con le sue mille e mille espressioni trova più agevole la via di trovare il nemico di turno su cui scagliare le proprie invettive piuttosto che battere la strada certo difficoltosa del confronto e della sintesi.Il vero problema è che il ricorso a un tasso di litigiosità sempre più alto rischia di far perdere di vista le vere ragioni del contendere.Quel che importa, pare essere ormai la moda dominante, non è avere delle ragioni su cui confrontarsi e scontrarsi, ma un nemico, un dirimpettaio con cui litigare.

Tutti insomma, anche persone sino a ieri insospettabili, sembrano alle prese con un gigantesco Risiko, il gioco in cui è necessario trovare il nemico più debole da attaccare e da sconfiggere. Il vero problema è che in questo caso non c’è in ballo la conquista della Kamchatka, ma la tenuta sociale e civile del Paese.
MASSIMO VENTURELLI 16 mag 2016 00:00