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di MAURO TONINELLI 15 ott 2025 15:33

Il ritorno di Tolkien

Sono 70. Era il 20 ottobre 1955 quando “The Return of the King” (“Il Ritorno del Re”), terzo capitolo della saga “The Lord of the Rings” (“Il Signore degli Anelli”), arrivava nelle librerie inglesi. Era la fine di una attesa cresciuta con il tempo, una conclusione per l’opera di J.R.R. Tolkien che si presentava monumentale, ma che si scoprirà solo negli anni a venire essere la punta dell’iceberg di quel che la mente geniale del professore di Oxford aveva partorito. Settant’anni dopo l’eco di quest’epica storia risuona ancora. E il successo che “Il Signore degli Anelli” stava vivendo fu incredibile e inatteso persino per la casa editrice “Allen & Unwin”, che si ritrovò ad aumentare la tiratura del terzo volume prima ancora che uscisse, alla luce delle vendite del primo e secondo libro.

Trilogia, quella tolkieniana, che divenne canone per il mondo della narrazione fantastica e non fu dettato da motivi narrativi, ma da esigenze economiche: in quegli anni la carta costava molto e pubblicare quel libro tutto insieme avrebbe potuto divenire un suicidio economico se non avesse incontrato l’interesse dei lettori. Ne “Il Ritorno del Re” l’impresa di Frodo e Sam di distruggere l’Anello gettandolo dentro Monte Fato, nel centro della regione di Mordor, si offre come conclusione, ma non è l’unica vicenda di cui si tirano le fila: c’è lo scontro finale contro Sauron, l’incoronazione di Aragorn come re di Gondor, il ritorno alla Contea, da dove la storia aveva preso il via circa 1200 pagine prima… e tante altre vicende, a volte piccole rispetto alla narrazione principale, ma allo stesso tempo significative per l’economia del romanzo e interessanti per i lettori. È una storia che continua a catturare e affascinare gli uomini.

Questa storia è divenuta fermento creativo di molto altro che ad essa rimanda: musica, cinema, letteratura… Certo è che con l’uscita de “Il Ritorno del Re” si rese evidente, e lo è ancor più oggi a distanza di tanti anni, ciò che C.S. Lewis, autore tra le altre cose de “Le Cronache di Narnia”, aveva scritto subito dopo la pubblicazione de “La Compagnia dell’Anello”: “Un simile libro ha certo i suoi lettori predestinati, oggi persino più numerosi e critici di quanto si sia sempre realizzato. Ad essi un recensore deve dire poco, eccetto che qui ci sono bellezze che trafiggono come spade o bruciano come il gelo dell’acciaio: qui c’è un libro che vi spezzerà il cuore. Essi sapranno che queste sono buone nuove, buone oltre ogni speranza”. Quella speranza, in elfico Estel, che è dell’uomo che spera contro ogni possibilità perché si fonda sull’amore di Dio che non lo abbandonerà in quanto figlio.

MAURO TONINELLI 15 ott 2025 15:33