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di MARIO NICOLIELLO 08 ott 2015 00:00

Il ritorno sui banchi

È fondamentale trascorrere il periodo universitario col piglio giusto, vivendo esperienze nuove

Nuovamente sui banchi per ricominciare l’anno. Per qualcuno è un ritorno, per altri un debutto. Le matricole hanno il vantaggio di avere la mente sgombra da pregiudizi così da tuffarsi nell’avventura con la voglia di far bene. Investire in formazione è indispensabile, ma avere la certezza di trovare un lavoro nel campo in cui si è studiato è tutt’altro che scontato. È fondamentale perciò trascorrere il periodo universitario col piglio giusto, vivendo esperienze nuove e cercando di impegnarsi, fin da subito, in una o più iniziative che possono essere il giusto corollario allo studio.

Inoltre mettere in preventivo, dal secondo anno in poi, di trascorrere qualche mese all’estero (i progetti e le opportunità crescono di continuo) e magari di scrivere oltre confine anche la tesi di laurea, potrebbe costituire il tassello in più da far brillare nel curriculum. I voti alti e il numero di lodi sono importanti, ma bisogna anche dimostrare di aver fatto qualche esperienza nel corso degli studi se si vuole essere considerati da neo-laureati nelle selezioni lavorative.

Avvenimento, purtroppo, sempre più raro. Sarà anche per questo che, colloquiando con gli studenti prossimi alla laurea, si avverte in maniera diffusa quel senso di incertezza occupazionale che fa cascare tutto quanto di buono è stato costruito negli anni universitari. Viste le difficoltà a trovare un lavoro, in molti scelgono di continuare a studiare. Così appaiono in aumento le domande per corsi di perfezionamento o specializzazione, master e perfino per i dottorati di ricerca. Quest’ultima strada, una volta intrapresa solo da chi mirava alla carriera accademica, oggi viene percorsa anche da chi tutto desidera tranne che diventare professore. Poter disporre di una borsa di studio mensile e nello stesso tempo continuare a studiare la materia preferita, con anche la possibilità, tra un esame e l’altro, di girare l’Italia per partecipare a convegni o seminari, e trascorrere qualche trimestre o semestre all’estero non è per nulla un’opzione da scartare.

Semmai il problema grosso è rappresentato dalle borse di studio, che non sempre coprono tutti i posti, creando così quella strana figura del “dottorando senza borsa”: uno studente simile agli altri per il tempo profuso nell’attività, ma che non percepisce alcun assegno mensile pur essendo tenuto a pagare le tasse di iscrizione ai corsi. Insomma una figura che andrebbe abolita. Ci si riuscirà prima o poi?
MARIO NICOLIELLO 08 ott 2015 00:00