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di LUCIANO ZANARDINI 27 ott 2015 00:00

Il tormentone Rossi-Marquez

Se in un qualsiasi sport un atleta compie un gesto di reazione viene sanzionato. Tutto il resto non conta. A che servono altrimenti le regole? Che messaggio educativo vogliamo dare?

Il tormentone Rossi-Marquez ha un po’ stufato. Tutti ne parlano e tutti si dividono. In questa vicenda sportiva sono entrati a gamba tesa anche i due premier, Rajoy e Renzi. Il primo si è accontentato di un tweet, il secondo ha alzato anche il telefono (così racconta l’Ansa) dall’altra parte del mondo per contattare il connazionale ed esprimergli solidarietà. Evidentemente hanno compreso che questa triste storia poteva assumere dei contorni nazional-popolari. E i sondaggi, si sa, contano e non poco.

Lasciamo da parte la Spagna e guardiamo al Bel Paese. In Italia sono stati tutti pronti, giornalisti compresi, a prendere le difese di Valentino Rossi. Non può però passare in secondo piano la reazione sbagliata del campione di Tavullia. L’errore è umano, soprattutto se una persona è sottoposta a un grande stress emotivo, ma non può essere giustificato. A livello educativo, per intendersi, se in un qualsiasi sport un atleta compie un gesto di reazione viene sanzionato. Tutto il resto non conta. A che servono altrimenti le regole? Quale allenatore/manager non tirerebbe le orecchie al suo allievo? Chi dirà al ragazzino, reo di un fallo di reazione su un campo di calcio, che così non si fa? Con l'educazione non si scherza, soprattutto quando i campioni sono anche dei modelli per i più giovani.

Strano Paese il nostro che nel 2006 massacrò Zidane per la testata e non ebbe parole di biasimo per il gentleman “provocatore” Marco Materazzi. Forse, allora, il fine giustificava i mezzi. Almeno quando il vantaggio è nostro? Resto dell’idea che in questa giornata sportiva hanno sbagliato entrambi. Fuor dall’analisi pedagogica, hanno comunque regalato ai tifosi cinque giri di sorpassi e controsorpassi che entreranno nella storia.
LUCIANO ZANARDINI 27 ott 2015 00:00