Impegni universali
A rileggere i 30 articoli che formano la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ( foto “FDR Presidential Library & Museum, New York”), promulgata a Parigi 75 anni fa, si riesce ancora a sognare o, forse, si ricomincia a farlo. La strada da fare è ancora infinita. È un testo pensato e scritto “all’occidentale”, nato dalle ceneri del conflitto mondiale ma incapace di tenere presente altre situazioni di ingiustizia e disuguaglianza che lo stesso Occidente continuava ad alimentare o faceva finta di non considerare. Quel testo fu, comunque, generatore di politiche, di idee, di critiche, di prassi, di programmi, che aiutarono molti popoli a fare qualche passo in più nella tutela dei propri diritti inalienabili.
Sarebbe bello rileggerlo nelle comunità e penso che domenica lo distribuirò a Messa. Lo posso fare durante l’atto penitenziale per confessare le nostre lentezze nel volerci bene o a commento della Parola per mostrare come i sogni degli uomini e quelli di Dio coincidono, o tra gli avvisi e le agende del futuro come impegno non solo per fare di più ma per essere di più. Perché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Gaudium et spes), tanto per citare un’altra dichiarazione universale.
