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Brescia
di VANNA IORI 28 apr 2022 08:27

Investire nei nuovi saperi

L'Università Cattolica deve rafforzare la dimensione di comunità educante

Tra le tante sfide che la formazione universitaria dovrà affrontare per proiettarsi nel tempo futuro, trasformato dalla pandemia, la principale è la capacità di rispondere ai profondi mutamenti in atto nei macroscenari economici, negli assetti sociali, nella nuova complessità del lavoro. Dovrà cioè promuovere una pluralità di competenze che consentano di saper “stare nei cambiamenti”, interagire con un mondo sempre più interconnesso e globale, cogliere la necessità di intensificare il dialogo con i contesti professionali e con il tessuto socio-culturale. Ciò significa promuovere un grande investimento sui nuovi saperi, sulla ricerca e sulla formazione permanente dei docenti, a partire dalle competenze disciplinari adeguate alle nuove esigenze, e dalla rapida trasformazione delle tecnologie nei processi produttivi e professionali.

Le nuove competenze richiedono oggi una “contaminazione” tra i saperi, ovvero skills “di confine”, trasversali, che non siano la giustapposizione di singoli segmenti di nozioni settoriali, bensì il loro intreccio multidisciplinare. In particolare, l’Università Cattolica, per la sua storia e la sua identità, deve rafforzare la sua dimensione di comunità educante, offrire competenze per saper affrontare le trasformazioni in modo progettuale, poiché la pandemia ha aumentato l’incertezza e la precarietà, nuove fragilità e una diffusa insecuritas esistenziale. A tal fine occorrerà affiancare alle competenze tecniche e scientifiche una speciale attenzione alla formazione umana, volta alla centralità della persona, fornire una cornice di senso e di valori per formare cittadini consapevoli, in grado di esercitare un ruolo attivo e partecipativo, assumere responsabilità e impegno comune qualificante per costruire futuro in un tempo di crisi.

L’importanza di una formazione accademica dotata di visione e prospettiva valoriale ispirata ai principi evangelici prende forma fin dalla fondazione dell’Università Cattolica, nell’impegno dei suoi fondatori e nel contributo fattivo e tenace di Armida Barelli che, devota al Sacro Cuore di Gesù, volle che quella ne fosse l’intitolazione, avviando il cammino dell’Ateneo verso l’attuale importante luogo formativo per ragazzi e ragazze. Nell’approssimarci al rito di beatificazione del prossimo 30 aprile, Armida rappresenta un esempio importante per le giovani di oggi, perseguendo le sfide dell’innovazione, l’impegno per una formazione di alto livello e l’affermazione delle competenze femminili.                                                                                                                

VANNA IORI 28 apr 2022 08:27