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Roma
di FRANCESCO PROVINCIALI 20 nov 2023 16:54

L'educazione sentimentale

Non si è mai sentito parlare così tanto dell’importanza dei valori come negli ultimi tempi. Sarà che, guardandosi in giro, non se ne trovano molti di assiduamente praticati: in loro assenza ci conviene perciò evocarli e sostenerne convintamene l’ispirazione. Ogni epoca ha le sue tendenze e quella attuale sembra orientata più al relativismo che tutto giustifica piuttosto che all’universalità dei principi e dei valori, che potrebbero invece portarci oltre le apparenze, gli egoismi, gli interessi. L’indimenticabile Presidente Pertini disse una volta che tra gli ideali e gli uomini si dovrebbero privilegiare i primi perché i secondi possono cedere nell’errore di mistificare le idee. Credo che spesso sia accaduto anche questo, la storia ce lo insegna, ma non dobbiamo dimenticare che ideali e valori camminano con le gambe delle persone, si coltivano nei loro pensieri e si realizzano con le loro azioni.

Il vero problema consiste nel calare i princìpi nella realtà, nel praticare con coerenza l’etica dei comportamenti individuali e sociali senza dissociare il nostro agire dalla morale. Se c’è un problema oggi – intendo il problema dei problemi, quello che sovrintende e spiega tutti gli altri – ebbene questo consiste nella differenza tra la teoria e la pratica.

Lo riscontriamo ogni giorno a tutti i livelli: dalla politica, alle relazioni sociali, agli stessi bilanci delle esperienze personali. Ci sono molti condizionamenti che frenano i buoni propositi e c’è anche molta retorica che alimenta i luoghi comuni. Però questo doppio livello del pensare e dell’agire c’è, esiste nel bene e nel male: fate quel che dico ma non fate quel che faccio. Ci sono dei luoghi, dei contesti dove sia finalmente possibile riprendere in mano il timone dell’educazione sociale per orientare la rotta verso una meta eticamente ispirata? Possiamo curare questa umanità malata prendendola per mano e portandola sulla strada del bene comune? Sicuramente sì, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola, basta intendersi su ruoli, funzioni e contenuti senza farsi intrappolare dalle sirene di una pedagogia sociale a buon mercato: mi riferisco soprattutto ai falsi miti del successo facile, della libertà senza regole, del protagonismo, del disimpegno.

Quali sono i fari che devono orientare questo cammino? Certamente i valori condivisi che millenni di civiltà ci hanno consegnato dopo averli esaltati e sconfitti, amati e cancellati, sognati e dimenticati: direi sopra tutti la pace, la libertà e la giustizia. Restano scolpiti nella pietra, risorgono dalle ceneri delle nefandezze che li hanno negati, riaffiorano intatti dal buio del declino, illuminano i sentieri della speranza. Ma non possiamo neanche intraprenderlo, questo cammino, se non sosteniamo la tensione ai valori con una buona educazione sentimentale. I sentimenti infatti sono le chiavi che usiamo perché i valori abbiano accesso nella nostra mente e dimorino nel nostro animo, per darci una identità morale, unica e irripetibile, nel grande mosaico universale dell’umanità.

La pace evoca soprattutto il sentimento della tolleranza, che non è pelosa concessione ma virtù ricca di mite saggezza. Diceva Voltaire: “Io non condivido la tua idea ma darei la mia stessa vita perché questa idea tu possa realizzarla”. La libertà implica un sentimento di profondo rispetto per il prossimo: nel pensiero e nelle azioni, oggi più che mai in un mondo ricco di ostentazione ed egocentrismo. La giustizia mi ricorda il concetto di dignità che sa diventare uguaglianza quando la pratichiamo e vergogna quando la calpestiamo. Forse questa società procede zoppicando perché non sa più provare il sentimento della vergogna.

FRANCESCO PROVINCIALI 20 nov 2023 16:54