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Brescia
di ALBERTO PLUDA 08 apr 2022 09:02

L’Europa resti unita

Superato il primo momento di indignazione e di sconcerto, sull’aggressione della Russia all’Ucraina siamo arrivati oggi ad una preoccupante fiera delle distinzioni. Il dramma di un popolo che combatte e muore per difendersi, viene banalizzato nelle mille sfumature dell’equidistanza (che tristezza leggere dei tentennamenti dell’Anpi, proprio mentre ci prepariamo a celebrare l’anniversario della nostra Festa della Liberazione!) e dalle inquietanti teorie negazioniste.

La guerra sarà lunga, ha avvertito il presidente del Consiglio Mario Draghi, senza derogare al linguaggio di verità che è il suo tratto distintivo, forse crudo ma quanto mai necessario vista la disinvolta preferenza dei politici italiani – non tutti, grazie a Dio – per il protagonista delle avventure collodiane. Riconoscere che il conflitto non ha un orizzonte imminente di soluzione, significa prendere ulteriormente atto che le sanzioni adottate dall’Europa nei confronti di Mosca come strumento di politica estera e di sicurezza hanno un costo anche per le nostre economie e i nostri sistemi produttivi. Ci aspettano tempi difficili. Con il passare dei giorni la lamentela del partito trasversale del “sì, vabbè, però…” comincerà a crescere.

E ci sarà sicuramente chi avrà da ridire anche sull’accoglienza dei profughi. Non saranno sortite ad esclusivo appannaggio dei soliti noti; egoismi e indifferenza sono sempre in agguato: impegno civile, solidarietà e partecipazione non si conquistano una volta per tutte. Varrà allora la pena ricordarci reciprocamente che non si può fare la cosa sbagliata per paura delle conseguenze di quella giusta. Gli effetti della guerra, la dipendenza energetica dell’Europa e dell’Italia in particolare dalle forniture della Russia, l’impennata dell’inflazione stanno mettendo a rischio la fase di ripresa del Paese. Tutti i settori produttivi stanno registrando contraccolpi pesanti, perché il problema non sta solo nelle forniture di gas (che serve anche per produrre l’energia elettrica indispensabile alle imprese siderurgiche) ma nella mancanza di materie prime, dei fertilizzanti chimici necessari alla filiera produttiva del grano e del mais. Per affrontare le conseguenze economiche e sociali del folle disegno di Putin abbiamo bisogno di due condizioni: un’Europa unita, forte e solidale; una riconsiderazione seria delle nostre “abitudini energetiche”. Un sondaggio di pochi giorni dice che 9 italiani su 10 sono disposti a ridurre i propri consumi. Mi sembra un segnale di consapevolezza e di coerenza importante.

ALBERTO PLUDA 08 apr 2022 09:02