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di MAURO TONINELLI 11 nov 2015 00:00

L'ombra del doping sul sistema Russia

Il doping è una delle malattie dello sport; quello sport che ormai da anni risalta per uno, a turno, dei suoi tanti mali: soldi, scommesse, doping, corruzione…

Il doping è una delle malattie dello sport; quello sport che ormai da anni risalta per uno, a turno, dei suoi tanti mali: soldi, scommesse, doping, corruzione… E in queste ore la questione Russa: Wada (Agenzia internazionale antidoping) chiede alla Iaaf (Federazione mondiale dell’atletica) l’esclusione degli atleti russi dalle prossime competizioni, tra cui Rio 2016, fino a quando Mosca non farà chiarezza. Così come viene richiesta anche la squalifica dei titoli vinti in questi anni. Immediate ed evidenti le repliche sovietiche che negano le accuse.

Ma al di là della cronaca spiccia (la giustizia farà il suo corso) fa riflettere il coinvolgimento dello stato. Chiaro che atleti di tutto il mondo, ahinoi, si dopano e cercano modi per migliorare le proprie prestazioni spesso al limite del lecito, a volte oltrepassandolo ed è chiaro che non si può circoscrivere questa piaga ad un solo sport e ad una sola nazione. Ma la scelta, in questi casi, è del singolo atleta o di un gruppo di persone tra cui l’atleta. Ad allarmare qui è che la scelta, secondo quanto scritto da Wada, sarebbe orchestrata dallo Stato russo o quantomeno che questo ne sia partecipe consapevole. Se fosse vero…

E allora ecco venire alla mente i precedenti storici che fanno impallidire: DDR della Germania dell’est o Regimi nazionalisti che legavano alle prestazioni sportive la propria immagine. Una prestanza fisica e atletica che mostrasse al mondo intero quanto quella “razza” (e il termine è chiaro) fosse migliore di altre e quindi giustificasse, anche così, una propria egemonia. Ma si può passare anche per altri motivi, più economici e di prestigio o in stati anche meno evidenti come Usa, Finlandia o la nostra Italia.

Forse fantascienza storica di ritorno o fanta-politica di chi scrive. Forse. Qualcuno dice che sia un complotto contro la Russia. La giustizia, ribadisco, farà il suo corso. Anche per il bene della Russia e dei suoi atleti. Certo è che Putin, numero uno della Russia, non ha lesinato l’uso delle proprie prestazioni sportive, in video e fotografie, durante tutti i suoi anni di governo. Non si fatica a trovarne traccia.Quando si dice che lo sport, a volte, può essere molto di più di quel che sembra…
MAURO TONINELLI 11 nov 2015 00:00