lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di ILARIO BERTOLETTI 26 nov 2015 00:00

La dimensione pratica della vita cristiana

Nella scansione interna, in quattro capitoli, la Lettera pastorale “Ricchi di misericordia” di mons. Luciano Monari mostra il suo fondamento biblico...

Nella scansione interna, in quattro capitoli, la Lettera pastorale “Ricchi di misericordia” di mons. Luciano Monari mostra il suo fondamento biblico: “Eucaristia, cuore della comunità”, “Famiglia, cuore della comunità”, “Amore, cuore della vita”, “Misericordia, cuore di Dio”. Un fondamento che sta nel vocabolo cuore, il centro dell’antropologia biblica.

Il cuore (ebraico lebh, greco cardia) è la parte intima dell’uomo, ove Dio scruta le forze dell’anima e dell’intelligenza. Lebh abbraccia tutto l’intimo dell’uomo, soprattutto le sue tendenze e la sua volontà. Rispondere a Dio, alla sua chiamata è innanzitutto un moto del cuore; uno spezzare la durezza di cuore (sclerocardia), un movimento di conversione che è l’atto della misericordia: condividere con il cuore i patemi degli altri, perché in essi si rifrange il volto dell’Altro. Misericordia: un cuore che prova pietà. E un invito alla pietà, alla conversione della misericordia, è questa Lettera pastorale che, fedele al genere letterario, indica il cammino per la comunità dei credenti, investiti del compito individualmente in quanto partecipi di un “noi”, la chiesa locale. In un crescendo tutto biblico, i capitoli scandiscono il possibile percorso: dalla riscoperta della eucaristia, come partecipazione al cuore di Cristo durante la liturgia della Messa; alla vita in famiglia, nella sua dimensione sponsale e genitoriale, come centro della vita comunitaria, ove emerge il personalismo della prospettiva cristiana nella sua dimensione corporea ed affettiva.

La stessa vita famigliare ha il suo fondamento nell’esperienza dell’amore, nel duplice volto dell’eros e dell’agape. Pagine fini, dove i lineamenti dell’antropologia cristiana mostrano come anche il lavoro – in quanto dar forma al mondo e a se stessi – possa essere visto come un’incarnazione dell’amore -agape. E agape è l’affezione che lega in circolarità l’amore terreno degli uomini e l’amore di Dio, estrinsecazione della sua essenza. Poiché Egli è in quanto amore: non è così che si potrebbe tradurre, dopo Cristo, l’enigmatico “Io sono colui che sono” della rivelazione di Esodo? Dio si rivela nel dono della misericordia, la sua scialuppa terrena, la Chiesa, è (meglio: deve essere) casa della misericordia. L’ultimo capitolo della Lettera pastorale può esser letto come un piccolo, e chiaro, compendio di teologia della misericordia, differenza specifica del cristianesimo. Una differenza specifica che si radica nell’Antico Testamento, e che oggi – nei tempi raggelati di scenari di guerra scatenati da letture fondamentaliste di un altro Libro Sacro, il Corano – permette di riscoprire come l’aggettivo “misericordioso” possa essere l’aggettivo che riafferma la necessità del dialogo religioso. Proprio perché Allah – che è solo un altro nome per designare il Signore – è esso stesso il Misericordioso. Anche questo è una Lettera pastorale, lo insegnava Carlo Borromeo: è sempre un vademecum teologico, per l’ortoprassi.
Una cassetta degli attrezzi, da usare giorno per giorno.
ILARIO BERTOLETTI 26 nov 2015 00:00