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07 lug 2016 00:00

La misericordia è opera contemplativa

Questa intuizione mi è venuta meditando l’inizio e parti del testo della Bolla di indizione dell’Anno giubilare straordinario della misericordia voluto da papa Francesco...

Questa intuizione mi è venuta meditando l’inizio e parti del testo della Bolla di indizione dell’Anno giubilare straordinario della misericordia voluto da papa Francesco. All’inizio si legge: “Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth”. Per capire cosa è la misericordia bisogna contemplare il volto di Gesù; quel volto che mostra i lineamenti del Padre è lo stesso volto dell’uomo fatto a sua immagine. Chi vuole esercitare le opere di misericordia deve prima mettersi nella contemplazione di quel volto, di quei lineamenti, di quegli occhi: cosa hanno visto, su che cosa si sono posati, come hanno guardato l’uomo, la donna, i bambini, i malati, i peccatori. Come stanno guardando la mia vita. Allo stesso tempo la persona misericordiosa è capace di contemplare il volto dei fratelli e sorelle colte nella loro sofferenza e fragilità umana. “Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere domestico il mondo, affinché tutti giungano a sentire ogni essere umano come un fratello: uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta iniezione di spirito famigliare”.

Questo testo appare nell’Esortazione apostolica post sinodale Amoris Laetitia al numero 183. Non per niente papa Francesco dice che il peccato più grave dell’uomo è l’indifferenza. Voglio essere chiaro: due domeniche fa stavo distribuendo generi alimentari a tre ragazzi africani, una donna entrando in chiesa con disprezzo mi ha detto: “Sono bastardi, dia da mangiare ai bresciani non a loro...” se penso che quella donna è entrata per la Messa e avrà fatto la comunione mi vengono i brividi… ho pregato per lei. Noi ci siamo abituati ai numeri, ma i numeri non hanno volto: 700 persone ripescate dal barcone affondato il 18 aprile del 2015; 10 donne affogate sulla costa della Libia; nove italiani uccisi a Dacca. Numeri che dicono di persone, fratelli e sorelle, madri, figli, padri pieni di speranza in cerca di una Terra madre accogliente, in fuga da quella che abitavano diventata matrigna per la stupidità umana e della violenza diabolica rivestita di religione. Tra i numeri si nascondono perle preziose: Faraaz Hossein, era stato risparmiato, in quanto musulmano dagli assalitori dell’Haley Artisan Bakery a Dacca. Ma ha scelto di non abbandonare le due compagne vestite da occidentali. Gesù dice: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,15). Come scrive papa Francesco citando gli antichi Padri, nell’Amoris Laetitia, occorre discernere i “semi del Verbo” presenti nelle altre culture e religioni. Anche questo richiede occhi e cuore contemplativi. Se la famiglia è un “lavoro artigianale” che ha come missione quella di rendere “il mondo più domestico”, non può prescindere dall’educare e dal formare i propri figli ad essere persone di contemplazione.

Il contemplativo non sta con le mani in mano. Inizia la sua giornata in ginocchio nella preghiera chiedendo il dono dello Spirito per avere quella Luce necessaria per vedere nell’oscurità di questo mondo. Il verbo della contemplazione è vedere. La Chiesa è chiamata a vedere. Pensiamo ai miracoli di Gesù che ridona la vista ad un cieco. Noi purtroppo vediamo in modo cieco scambiando le persone per numeri anonimi, ma la Grazia può ridarci la vista per vedere dietro quelle cifre le storie di ogni persona, e infine il Volto del Cristo che aveva fame e ci ha chiesto di mangiare, che era forestiero e ha chiesto accoglienza.
07 lug 2016 00:00