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di RAFFAELLA FALCO 17 apr 2025 11:07

La normalità dell'amore

Una bella occasione quella del Giubileo degli adolescenti, il prossimo 27 aprile, per canonizzare uno di loro. Il giovanissimo Carlo Acutis (1991-2006) sarà riconosciuto Santo dalla Chiesa. Cosa significa? Per lui immagino quasi niente, dal momento che, beato come prima, continuerà a godersela un mondo in Paradiso, ma per i giovani alle prese con una vita che sembra lontana anni luce dal modello cristiano che credono di conoscere può significare tanto.

Sì, perché non è il catechismo della prima comunione (peraltro, se ci pensi bene, quel giorno, cuore ancora piccolo e semplice, eri davvero felice!) a svelarti che in quell’ostia bianca c’è Gesù, ma un giovane come te, che non ama parlarne, perché certe cose non si possono spiegare, ma lo vedi ogni giorno in ginocchio davanti al tabernacolo, tra le signore della chiesa, una delle quali ricorda: “Era un ragazzo normale, ma aveva un volto luminoso, perché aveva incontrato il Signore”. E non è nemmeno tua nonna, incollata alla tv a seguire il rosario da Lourdes, a convincerti che quella è una delle preghiere più pacificanti che esistano, addirittura meglio di yoga o mindfulness (provare per credere!), ma un giovane come te, che tra i 10 e i 13 anni “era già in grado di programmare con più linguaggi insieme e leggeva testi universitari di informatica”, parole di uno degli amici con cui Carlo trascorreva i pomeriggi a guardare film, ma anche a “parlare di politica e religione”. Una mente così brillante può dedicare, mezz’ora ogni giorno, a ripetere le parole sempre uguali dell’Ave Maria? Di più. Carlo aveva talmente colto la bellezza e profondità di questa preghiera, da progettare uno schema dei vari misteri elaborato a computer.

Per non parlare della carità verso i bisognosi, fatta nel nascondimento che raccomanda Gesù. Una sua insegnante racconta: “Metteva da parte le sue paghette per dare pasti caldi e coperte ai poveri del quartiere, ma l’ho scoperto soltanto al suo funerale, quando si sono presentati tutti affollando la chiesa”. Chissà quante attenzioni avrà avuto per ognuno di loro, i prossimi della strada! Ma poi ci sono i prossimi, quelli più vicini e, forse, più “scomodi”, quelli con cui hai a che fare ogni giorno. Prendi il bullizzato di turno della classe, quello che “si vestiva con una tuta verde ramarro” e che, anni dopo, sarà ucciso a coltellate. Solo Carlo trascorreva le ricreazioni con lui e lo invitava a passare i pomeriggi a casa sua, “come un amico”. Carlo è Santo a causa di una vita così, come potrebbe essere la mia, la tua, se vissuta nella più sorridente normalità. Quella dell’amore.

RAFFAELLA FALCO 17 apr 2025 11:07