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11 dic 2015 00:00

La tua banca va in dissesto e brucia i tuoi risparmi? È tutta colpa del povero pensionato…

Crea sconcerto e suscita pietà il suicidio di un pensionato "rovinato" dal dissesto finanziario dell'istituto di credito a cui ha affidato i risparmi della sua vita lavorativa. Eppure, c'è chi, nella propria sovrana irresponsabilità, lo considera solo un incidente di percorso. I veri responsabili quando saranno chiamati a pagare, non solo sotto il profilo giudiziario, ma anche civile e morale?

Crea sconcerto e suscita pietà il suicidio di un pensionato "rovinato" dal dissesto finanziario dell'istituto di credito a cui ha affidato i risparmi della sua vita lavorativa. Eppure, c'è chi, nella propria sovrana irresponsabilità, lo considera solo un incidente di percorso. I veri responsabili quando saranno chiamati a pagare, non solo sotto il profilo giudiziario, ma anche civile e morale?

Cosa succede quando i buoi, imbizzarriti, scappano dalla stalla? Travolgono chi per caso vi passi davanti. E se si dovesse indicare chi siano i responsabili di questa situazione, noi tutti diremmo: chi non ha chiuso per tempo le porte della stalla. Invece per il sistema legislativo e finanziario italiano – supportato da quello “europeo” – la colpa è di chi rimane vittima dei buoi: dovevano prestare più attenzione, cribbio!

Sapere quindi che qualcuno, rovinato dal dissesto di diversi istituti finanziari italiani, addirittura si toglie la vita dopo che gli sono stati tolti i risparmi di una vita, da una parte non crea stupore. Qualcuno avrà mugugnato, tra gli azionisti e i possessori di obbligazioni di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara che hanno visto svanire i propri soldi dal dissesto di questi quattro istituti. Molti stanno passando giorni per nulla felici, se su quei soldi ci contavano. Ma più d’uno è stato completamente rovinato. Certo, doveva stare più attento…

Ma a cosa? Al modulo di sottoscrizione di un bond della “propria” banca, proposto dal “proprio” consulente di fiducia? O doveva conoscere per filo e per segno le malefatte di chi quelle banche ha portato alla rovina?
Qui si torna al punto: non è solo questione di colpa, di responsabilità. E comunque sia chiaro, la colpa è dell’autista che porta il bus in fondo al burrone, non dei passeggeri. Ma è proprio un sistema intero che non va.
In questi giorni, si parla del salvataggio di altre dieci banche di credito cooperativo sparse per l’Italia.Non dovrebbe fare “vittime”, ma rimane la perplessità di come certi istituti bancari siano stati gestiti per anni senza che nessun dito si muovesse per chiudere le porte della stalla. E peggio ancora viene da pensare dal tracollo di due grandi banche popolari del Nord, VenetoBanca di Montebelluna e Banca Popolare di Vicenza.

La prima ha visto il valore delle azioni – stabilito dal consiglio d’amministrazione, non sono quotate in Borsa – precipitare ad un decimo di quanto fissato fino a pochi mesi fa. Un decimo: ma com’è stata gestita per anni una banca di simili dimensioni, soggetta ad una vasta platea di azionisti-soci, di revisori dei conti, di consigli d’amministrazione vari, sottoposta in teoria a diversi organi di controllo? Come una bocciofila, a quanto pare, dove pochi sapevano, e godevano, e molti ora ne pagano il conto. Figuratevi che aria tira nella vicina Vicenza, dove è scontato che il valore delle azioni di migliaia di piccoli risparmiatori precipiterà agli stessi infimi livelli.

Ci sta che anche una banca fallisca, per carità. Ma è il modo che ancor offende. Direttori che se ne vanno con ricchissime buonuscite, presidenti immacolati, organi di controllo cieco-sordo-muti, l’Europa che – dopo aver permesso il salvataggio pubblico di qualsiasi banca tedesca – ora fa la virtuosissima sulle spalle dell’Italia e il nostro governo che dice: daremo un piccolo aiuto a quei risparmiatori che dimostreranno di essere stati raggirati, perché quando si firma un contratto si mette la croce sopra la propria tomba. Come si faccia a dimostrare simili raggiri, è cosa che fa ridere se non facesse piangere così tante persone.

Così, ancora una volta, scopriamo che le nostre leggi sono ispirate ai grandi principi del diritto romano; mentre la nostra giustizia, assieme ad una politica che approva norme “a sua insaputa” e ad un’economia che sembra Mangiafuoco, si basa sull’inscalfibile motto di stampo partenopeo: chi ha dato, ha dato; chi ha avuto, ha avuto.
11 dic 2015 00:00