La volontà di esserci, non di sopravvivere
La settimana che si è appena conclusa con la marea di giovani a Tor Vergata per celebrare con il Papa il loro Giubileo non è stata solo toccante. Le parole di Leone, vibranti e decise sul chi essere e sul cosa volere, quel guardarli tutti uno a uno per dire loro che il mondo si cambia con una parola, con la rivoluzione della pace, che può cambiare il futuro della Chiesa, sono l’essenza più che un messaggio. Non è una Chiesa che si domanda del suo futuro numerico, ma del suo futuro, perché loro, questi giovani, possono e devono scegliere chi sono. Potrebbe sembrare un discorso già detto e già sentito; eppure oggi, in un momento nel quale – grazie alla marea di mezzi di comunicazione e di social dove anche la voce del Papa può naufragare, travolta da altre parole – il cardine, la scelta ineludibile è l’essere di Gesù Cristo. Ci abbiamo riflettuto anche nel Giubileo degli influencer cattolici e missionari digitali: che differenza c’è tra essere nel mondo dei social ed esserlo come cristiani, come credenti? Padre Spadaro ha detto che la differenza sta nel diventare fuoco che porta a Cristo e non a un prodotto; il cardinale Tagle ha aggiunto che dobbiamo entrare nel flusso e cambiarlo secondo la regola di Gesù. Anche qui: sembrano parole già dette, già sentite. Ma se anche lo fossero, non smettono di essere la regola, altrimenti, come dice Gesù, “chi non semina con me, disperde”.
Raccolgo da questa settimana, con gli influencer prima e con i giovani poi, l’impressione che ci sia una volontà di esserci, non di sopravvivere; che tutti i mezzi sono mezzi, ma che l’unico fine è quella scelta che, anche dopo 34 anni di sacerdozio, continuo a compiere e ad amare. Puntare in alto. È più che una sfida: è la missione della Chiesa, dai giovani fino al più anziano dei suoi membri. Di Cristo si vive, non si sopravvive. Questa è stata la settimana dell’investimento sul futuro, su quelli che saranno non tanto i cristiani di domani, ma il corpo di Cristo vivente che si incarna sempre e continua a crescere e a rifarsi o, come nella frase molto poetica di Leone, come un campo nel quale migliaia di foglie d’erba nascono, crescono e muoiono, ma il campo è sempre verde. Questa non è solo speranza nel futuro: è certezza che Dio ama la sua Chiesa in ciascuno e nel modo più perfetto lì dov’è e così com’è, in una sinfonia di “sì” che sono la scelta fondamentale, oltre che la più bella.