Lavoro e fiducia
Sto leggendo con curiosità e interesse diversi saggi e articoli sul tema del lavoro, considerando le importanti trasformazioni che sta attraversando e di cui abbiamo già fatto cenno. Osvaldo Danzi, uno degli autori di “Nobìlita”, il Festival della Cultura del lavoro, ha dato alle stampe libro “Il lavoro trattato male”. Tra i capitoli uno ha un titolo molto interessante, sintetico ma decisamente efficace, prorompente e simpatico nel suo proporsi: “Se non c’è fiducia, assumete un cane da pastore”. Pur detto in modo apparentemente scanzonato ma profondamente realistico, porta all’attenzione un tema davvero molto importante nelle nostre organizzazioni, cioè la fiducia nelle persone che fanno, vivono e animano le nostre imprese. Nel capitolo citato, Danzi si riferisce, nello specifico, a un’intervista rilasciata da Marco Bentivogli nel 2020 sul tema smart working e telelavoro. Ma, allargando l’orizzonte di pensiero e riportandolo e attualizzandolo al più ampio concetto di lavoro, in qualsiasi forma si realizzi, il cuore della questione non cambia: se non c’è fiducia nelle persone abbiamo sicuramente qualche problema in più da affrontare che si aggiunge o magari amplifica o addirittura il più delle volte è la fonte di tanti problemi che rileviamo ogni giorno nelle nostre imprese. Fiducia, dal latino “fides”, cioè corda tesa che unisce persone che in organizzazioni hanno però la peculiarità di vestire ruoli, funzioni aziendali e mansioni espresse in un modello di gestione in cui prevalente è il tema della responsabilità.
E come si esercita la responsabilità, cioè la capacità di dare risposte, se non si è investiti di fiducia? Come possiamo raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sviluppo economico, e di essi rispondere, se non si ha spazio per agire in fiducia la quale porta con sé autonomia, pur nel perimetro delle deleghe ricevute, creatività, innovazione, possibilità di esprimersi nei propri talenti e capacità, generatività? Input positivi favoriscono risultati positivi mentre input negativi favoriscono output negativi. Se usiamo stima e fiducia, le persone portano risultati, anche più alti del richiesto, basati su una motivazione importante ma se agiamo il controllo non come sistema di monitoraggio verso il miglioramento ma come espressione di assenza di fiducia, avremo persone demotivate, piatte, incapaci di sentirsi magari parte e attori di un progetto imprenditoriale importante. E perdiamo magari buone opportunità. Provate, imprese, a fare una lista dei benefici e degli svantaggi che nascono dal dare fiducia ai collaboratori: dove abbiamo i risultati migliori?