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23 lug 2015 00:00

Le radici e i tentacoli

La mafia sa che insistere sull’abbraccio del figlio di Paolo Borsellino con il fratello di Santi Mattarella è pericoloso perché non è un gesto formale

La commozione e l’emozione sono sentimenti che meritano grande rispetto. Il 18 luglio l’abbraccio a Palermo tra Sergio Mattarella e Manfredi Borsellino ha toccato i diversi tasti della sensibilità di un popolo, segnando un passaggio alto nel percorso della sua coscienza. In quell’abbraccio sono entrate due storie di libertà, di legalità e di dignità che chiedono un supplemento di lettura. Non può sfuggire, infatti, la sofferenza di due uomini che hanno sulla pelle della loro vita le ferite della criminalità mafiosa. Segni che sono diventati impegno istituzionale, mai ostentato ma sempre inflessibile, nella lotta contro un cancro che continua a contaminare il corpo di un Paese che appare culturalmente ancora debole di fronte alla sottile infiltrazione. La cronaca riferisce di un diffondersi tentacolare che tanto più avanza quanto più indietreggiano, anche sul territorio, il pensare e l’agire sociale e politico.

C’è chi reagisce: sono soprattutto i giovani ad alzare la testa. Delle nuove generazioni la mafia ha paura perché sa che si tratta di avversari puliti, non ricattabili, non minacciabili. L’unica possibilità per fermarle è quella di non farle parlare, di non lasciar raccontare quello che stanno facendo anche durante questi mesi estivi nei campi di Libera, nelle terre confiscate, nei luoghi della formazione della coscienza a incominciare dalla scuola. La strategia mafiosa non cambia: isolare l’avversario per abbatterlo più facilmente. Allora tocca ai media non lasciare soli i giovani. A loro l’appello a non rischiare una connivenza con la mafia lasciando fuori pagina o fuori campo percorsi di responsabilità, d’impegno, di pensiero. Ai bordi della cronaca ci si accorge, invece, di vuoti mediatici su queste esperienze. Silenzi che, anche se non sempre voluti, sono a sicuro vantaggio della mafia che ben conosce la strategia della comunicazione.

La mafia sa che insistere sull’abbraccio del figlio di Paolo Borsellino con il fratello di Santi Mattarella è pericoloso perché non è un gesto formale. In quell’abbraccio ci sono, infatti, i giovani che hanno ascoltato e ascoltano uomini e donne che la mafia non la temono, la combattono. Uomini e donne che hanno pagato con la vita la loro scelta di legalità e di giustizia. È il momento dei media: tenere alta la guardia di fronte alla mafia significa raccontare ancor più le esperienze e i pensieri dei giovani che crescono nella cultura della legalità e della dignità. La mafia teme questi racconti perché offrono la prova che il popolo dei giovani è dalla parte di istituzioni.
23 lug 2015 00:00