lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di ADRIANA POZZI 23 giu 2016 00:00

Le ragioni del Papa in Armenia

La sua visita che nasce sotto il segno dell’ecumenismo, grazie all’amicizia che lo lega a Karekin II, supremo patriarca e Katholikos di tutti gli Armeni

L’Armenia, che il Papa visiterà nei prossimi giorni, è la prima nazione al mondo che adottò il cristianesimo come religione di stato più di 1700 anni fa. Da allora la fede cristiana (anche se vicende storiche diverse hanno poi fatto sì che la Chiesa armena si separasse da quella cattolica e in certi momenti le si opponesse in modo deciso) ha costituito un elemento basilare di identità e un forte motivo di aggregazione del popolo armeno. E a questa fede vuole rendere omaggio il Papa con la sua visita che nasce sotto il segno dell’ecumenismo, grazie all’amicizia che lo lega a Karekin II, supremo patriarca e Katholikos di tutti gli Armeni, che, assieme alle autorità civili del Paese e alla piccola minoranza cattolica, lo ha invitato. Un invito non facile da accettare perché su di esso pesa la netta opposizione della Turchia, tesa a cancellare dalla memoria storica del mondo, il ricordo del milione e mezzo di cristiani armeni che, tra il 1915 e il 1920, vennero uccisi dal governo turco con un’azione sistematica di eliminazione della presenza cristiana in quel territorio.

Sarà invece proprio questo “ecumenismo del sangue” al centro del viaggio perché il Papa renderà omaggio alle vittime, onorerà questo popolo martire che nel corso della storia fu più volte perseguitato e possiamo immaginare che ricorderà che la fedeltà al Vangelo non può sottostare a nessuna logica umana di potere o di violenza. Un secondo fattore costituisce motivo di tensione nel viaggio papale: il conflitto tra Armenia e Azerbaigian (dove il Papa si recherà in ottobre) per il possesso della regione del Nagorno - Karabach, che ha provocato fino a ora la morte di circa 30mila persone e un milione di profughi e che si regge su una fragile tregua sempre a rischio. Una visita complicata dunque, in cui la diplomazia, oltre che la testimonianza, avrà un ruolo importante, ma una visita fortemente voluta dal Papa, che non ha mai nascosto come lo desiderasse nel profondo del cuore. E è questa la cosa più significativa perché è molto probabile che Papa Francesco non si lascerà condizionare più di tanto e parlerà certamente con il coraggio e la franchezza che lo contraddistinguono, usando parole di sapienza e di speranza per sostenere un cammino di riconciliazione e di pace, invocando le ragioni del dialogo e della comprensione contro quelle della lotta e della sopraffazione e favorendo, forse anche solo con la sua presenza, un diverso approccio alle diverse situazioni.
ADRIANA POZZI 23 giu 2016 00:00