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di MASSIMO VENTURELLI 13 apr 2015 00:00

Magistratura sotto attacco? Sì, ma non per colpa di Giardello

Riflessioni a margine dei tragici eventi di del tribunale di Milano

So che è come camminare sulla uova, su un terreno scivoloso e, per tanti versi, pericoloso. A qualche giorno di distanza dai tragici fatti del tribunale di Milano qualche considerazione merita di essere fatta. Non certo per minimizzare quanto è accaduto o per banalizzare il dolore e la rabbia di chi ha perso un caro, un parente, in un luogo in cui non solo dovrebbe essere amministrata la giustizia, ma in cui dovrebbe essere massima la sicurezza.
In tribunale si deve andare per avere giustizia, non per cadere vittime di qualche reato. Se un aspetto del folle gesto dell'immobiliarista fallito deve essere sottolineato è il buco, la falla colossale che si è creato nel sistema di sicurezza di un tribunale come quello di Milano che, per la sua storia e per le vicende che ha ospitato sotto le sue volte, dovrebbe essere un vero e proprio bunker, inaccessibile ai malintenzionati.

Nei giorni del dolore e della rabbia, sentimenti legittimi, comprensibili e condivisibili, si è ascoltato invece altro. Dall'improbabile tentativo della moglie dell'assassino di giustificare, o quanto meno di dipingere in modo diverso da quello che è in realtà, l'ex immobiliarista, cercando di farlo passare dal ruolo di carnefice a quello di vittima, alla sconcertante intervista concessa alle reti Mediaset da un amico di Giardello, nel corso della quale ha ammesso di avergli prestato qualche tempo fa una somma di denaro. "Mi ha detto - l'ammissione dell'intervistato - che gli sarebbe servita per l'acquisto di una pistola con cui intendeva chiudere qualche conto in sospeso"... Rifiutare il prestito o condividere con qualcun altro la notizia ricevuta era cosa veramente impossibile?

C'è poi un ultimo aspetto, sicuramente il più difficile da affrontare, generato dai fatti di Milano: la reazione della magistratura e dei massimi rappresentanti dello Stato, che hanno voluto inquadrare gli spari nel Tribunale nell'ottica di una più ampia azione che nel Paese sarebbe in corso contro i giudici.

Che in Italia ci sia qualcuno che tende a screditare, a isolare e a mettere alla gogna la magistratura è cosa appurata, da manuali di storia. Parti della politica ma anche qualche settore della società civili, soprattutto nella stagione esplosa con Tangentopoli, hanno affrontato con il potere giudiziario una battaglia aspra, fatta a volte anche di colpi bassi e proibiti, un contrasto che di tanto in tanto riaffiora e fa sentire tutta la sua spigolosità.

Ritenere, però, che il gesto di un pazzo, perché di questo alla fine si tratta, che è riuscito a intrufolarsi nel tribunale di Milano e a fare fuoco su avvocati, testimoni e giudici, un attacco alla magistratura è francamente poco probabile. Poco probabile e svilente, pur con tutto il rispetto per le vittime dei giorni scorsi, del sacrificio di chi ogni giorno, in tutti i tribunali del Paese, conduce una lotta tenace, che a volte appare impari, alle diverse forme di mafia, al malaffare e alla corruzione dilagante, dovendo magari fronteggiare anche l'atteggiamento di uno Stato che spesso volta la testa dall'altra parte...
MASSIMO VENTURELLI 13 apr 2015 00:00