Messaggi non ostili
Comunichiamo tanto, forse come mai in precedenti epoche storiche. Si comunica dalla mattina alla sera, anche di notte. La nascita della messaggistica (cioè gli sms) risale al 1994 e se si pensa che la media per persona era di un sms al mese, non si può che rimanere a bocca aperta per lo stupore. L’uso dei social, con lo scrivere tutti insieme, ha portato ad un dilagare della comunicazione e a un sempre più cospicuo uso di un linguaggio ostile, perché, spesso, è più facile non metterci la faccia. E così dilaga una comunicazione carica di aggressività. Purtroppo, spesso non è l’opinione che viene aggredita, ma la persona che la esprime. L’ascolto reciproco è molto carente, quasi inesistente. Si cerca solo conferma alle proprie idee, altrimenti si attacca duramente, chi la pensa diversamente. Le idee che mettono in discussione il proprio punto di vista non vengono recepite come stimolo per mettere in dubbio la propria idea e, magari, arricchire il proprio pensiero.
Non sembra esistere più un lasciar dire (in senso bonario), ma con facilità viene usata la violenza verbale. Prevale la rabbia, non usata come energia, carica, forza positiva. In questo dilagare della comunicazione ostile, un’associazione, “Parole O_stili” (nata con l’intento di promuovere una cultura del linguaggio), ha pensato di scrivere il “Manifesto della comunicazione non ostile” (una decina di righe che invito a leggere sul sito paroleostili.it).
Una miriade di esperti, eterogenei per formazione, ha collaborato per produrre 10 principi. Non c’è un intento educativo in questo manifesto, non si tratta di regole, ma di impegni che ciascuno (non a caso, questi principi sono espressi in prima persona singolare) può portare nella propria vita per opporre alla comunicazione ostile una comunicazione non ostile basata sulla gentilezza e, soprattutto, il rispetto dell’altro, di chi non la pensa in egual modo. La convinzione è che se si è gentili, mediamente si ottiene gentilezza. Se ci si propone in modo positivo, si ottiene gentilezza. La delicatezza ottiene delicatezza, verificando che c’è terreno fertile tra le persone. In particolare, l’ottavo principio afferma: “Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare”. Sembra banale, lapalissiano, scontato, eppure raramente si tiene fede a questo principio nelle normali comunicazioni. Anche se si comincia attaccando l’idea, spesso si finisce per non rispettare la persona che l’ha espressa, riducendo la persona all’idea che esprime.