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di TOMASINO FERLINGHETTI 03 mar 2016 00:00

Migranti: esperienza in classe

L’investire sulle future generazioni è la vera sfida, perché l’emarginazione genera nei giovani figli di immigrati rabbia e la rabbia può portare alla violenza

La situazione che è in atto a Brescia e che riguarda tutta l’Europa, ci ha interrogato in profondità. Siamo consapevoli che qualcosa si è concluso, ma in difficoltà a immaginarne il futuro. Al di là delle differenze di razza, religione o colore della pelle, siamo chiamati a vivere insieme. Come Centro Migranti negli ultimi mesi abbiamo aperto percorsi di dialogo con le comunità musulmane, Sikh e Murid con risultati molto positivi. Conoscersi aiuta, ci avvicina e ci porta a edificare una vita buona, per questo non dobbiamo mai perdere la passione per le persone. Abbiamo intrapreso un nuovo percorso, decidendo di investire sui giovani, su coloro che nei prossimi anni dovranno convivere e gestire i cambiamenti che l’emigrazione porta. Queste sono le nuove generazioni, che saranno chiamate ad abbattere i muri costruiti dalle paure, dai pregiudizi e dagli egoismi di noi adulti nei confronti dei migranti.

Da alcune settimane siamo entrati nelle scuole (Medie inferiori e classi di 1ª-2ª superiore) portando il nostro progetto “ Vivere e partecipare “: informiamo i giovani sulle migrazioni mondiali, con testimoni veri che hanno vissuto sulla loro pelle l’abbandono del loro Paese. Partecipano due persone richiedenti protezione internazionale, le quali raccontano la loro esperienza: la fuga dalla guerra, il loro viaggio verso l’Italia su barconi, infine l’arrivo a Lampedusa, grazie al salvataggio della nostra Marina. Espone la sua storia, una giovane migrante di seconda generazione che a Brescia ha studiato, si è laureata e ha realizzato i suoi sogni. Infine la testimonianza di bresciani della Valcamonica, emigrati giovanissimi, che hanno trascorso la loro vita lavorando all’estero, per aiutare le loro famiglie rimaste in Italia. Dopo il racconto dei vari protagonisti, lasciamo spazio alle loro richieste; mai, avrei immaginato una partecipazione cosi viva e attenta dai ragazzi che al termine delle due ore, mantengono ancora una voglia attiva di voler sapere, scoprire.

L’investire sulle future generazioni è la vera sfida, perché l’emarginazione, l’essere considerati cittadini di serie B, genera nei giovani figli di immigrati rabbia e la rabbia può portare alla violenza. Non possono essere messi all’angolo, ma coinvolti e partecipi alla costruzione del bene comune con responsabilità nella nostra società. Il modo in cui stiamo lavorando è un piccolo seme che, se coltivato, darà i suoi frutti: siamo tutti chiamati a costruire questo nuovo mondo.
TOMASINO FERLINGHETTI 03 mar 2016 00:00