Palestina in Comune
Diverse Regioni e Città hanno approvato delle mozioni per chiedere al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina. Tra le Regioni figurano Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Puglia e Sardegna mentre tra i Comuni vi sono Torino, Genova, Bologna, Firenze, Napoli e Bari. Alcune di queste mozioni chiedono, oltre alla liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e la protezione della popolazione civile di Gaza, anche di interrompere il commercio di armi con Israele, promuovere la ripresa degli aiuti umanitari per la popolazione civile di Gaza e, soprattutto, il cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale da parte del governo israeliano. In Consiglio Comunale a Brescia è stata presentata dal Partito democratico con l’adesione “Al Lavoro con Brescia” e “Brescia Attiva” una mozione per il riconoscimento dello Stato palestinese. Finora non ha trovato il consenso degli altri gruppi di maggioranza: la mozione, che di fatto è la versione presentata a livello nazionale da Pd, M5S e Avs chiede, tra l’altro, la “sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele“ e proprio su questo ed altri punti non ci sarebbe il consenso degli altri gruppi di maggioranza in Loggia.
Lo scorso giugno, 13 associazioni e reti nazionali (tra cui Acli, Amnesty Italia, Arci, Assopace, Oxfam Italia, Un Ponte Per e Rete Italiana Pace e Disarmo hanno promosso la campagna “Palestina in Comune” per chiedere a Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni di attivarsi non solo per il riconoscimento dello Stato di Palestina ma anche per chiedere allo Stato italiano di “rivedere le proprie relazioni economiche, politiche, accademiche, sociali e culturali con lo Stato di Israele, interrompendo qualunque relazione che possa rafforzare o giustificare la commissione di gravi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele”. Le associazioni chiedono inoltre alle Amministrazioni pubbliche di adottare provvedimenti adeguati per impedire che “imprese nel territorio italiano intrattengano relazioni commerciali o di investimento che contribuiscono al mantenimento della situazione illegale creata da Israele nel Territorio palestinese occupato”. La richiesta riguarda innanzitutto gli Enti Pubblici e le loro aziende controllate e partecipate. Interrompere le relazioni commerciali con aziende israeliane implicate nello sterminio in corso a Gaza è non solo doveroso. È più che mai urgente.