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08 ott 2015 00:00

Preti in televisione: ma è sempre necessario?

Un prete o un vescovo non parlano mai a livello personale. Così sono percepiti. La sola loro presenza sui media mette sempre in gioco il Vangelo e la Chiesa. Detto questo vadano pure in Tv, ma ne tengano conto. L'editoriale del numero 37 di "Voce" è di don Adriano Bianchi

Dopo la “settimana di passione” appena trascorsa sui preti nei media, sarebbe davvero auspicabile che qualcuno dicesse loro che l’andare in televisione e rilasciare interviste crea spesso più danni che vantaggi al messaggio cristiano, alla loro immagine e a quella della Chiesa. Triste conclusione, ma come non fare qualche considerazione? Partiamo dal prete televisivo della settimana: mons. Charamsa, il teologo polacco che ha reso pubblica la sua omosessualità e la sua relazione con un uomo. Strategia mediatica studiata nei tempi, nei modi e nelle parole. Studiata pure “la via d’uscita” con copertura economica garantita dal libro sulla sua vita che sarà presto in libreria.

Il botto mediatico c’è stato e l’uso della televisione in questo caso non può che dirsi perfetto da parte del prete. Ma a parte le sue scelte personali, il monsignore crede davvero che questa uscita farà bene alla Chiesa? Ha dichiarato che l’obiettivo del “coming out” era porre a tema del Sinodo in corso la questione di un nuovo atteggiamento verso i gay: non rischia questo clamore voluto di aver ancor compromesso un dibattito che poteva esserci in modo pacato? Come il Papa ha ridetto: “Lo sguardo del Sinodo sia complessivo e l’ascolto sia anzitutto dello Spirito Santo”. Questo prete, che forse si è liberato da un peso, ha di fatto alimentato tensioni che allontaneranno proprio le conclusioni che egli avrebbe auspicato. Ricordare che c’è modo e modo di esprimere anche i temi più difficili è utile. Charamsa ha in fondo usato la televisione per i suoi fini. Sono gli stessi del Vangelo e della comunità cristiana? L’altro prete televisivo della settimana è don Gino Flam di Trento che si è espresso su La7 mostrando “comprensione” per i preti pedofili, in qualche modo “istigati”, a suo dire, dai bambini.

La reazione non poteva che essere decisa, immediata e di condanna assoluta. Il povero prete (tapino a vederlo nel video) sembra più che altro perso, ingenuo senza grande cognizione di quello che dice davanti alla telecamera, quasi vittima di un tranello. E questo mette in luce un’altra questione: l’inadeguatezza e l’ingenuità nel gestire il mezzo televisivo è di per se pericolosa e dovrebbe metterci all’erta sempre. Non a caso ai vescovi qualcuno ha proposto un corso per gestire i media. Che dire? Stendiamo un velo pietoso.

Infine, come non citare la schiera dei preti opinionisti che un po’ ovunque amano la ribalta dei salotti tv improvvisandosi esperti e tuttologi in nome della “tonaca”. Qualcuno dirà che i giornalisti li cercano. Verissimo, ma esercitare un minimo di discernimento è d’obbligo anche davanti a una richiesta pressante. Un prete o un vescovo non parlano mai a livello personale. Così sono percepiti. La sola loro presenza sui media mette sempre in gioco il Vangelo e la Chiesa. Detto questo vadano pure in Tv, ma ne tengano conto.
08 ott 2015 00:00