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di MASSIMO VENTURELLI 06 set 2015 00:00

Protestate, protestate, protestate...

Non accennano a calare di tono nel Bresciano, come in altre parti del Paese, le manifestazioni contro l'arrivo dei profughi

Protestare, sempre e comunque, che ce ne sia la ragione o meno...
Sembra essere stata questa l'attività preferita da tanti bresciani (ma il discorso vale per qualsiasi altra città) che nelle scorse settimane hanno avuto di che sbizzarrirsi al semplice proferire della parola "profughi".

Hanno protestato in alta Valle Camonica, hanno protestato e stanno protestando a San Colombano di Collio per la presenza in un albergo di una ventina di immigrati.

Hanno protestato e stanno protestando (con toni a volte anche molto sopra le righe) sui social contro il Vescovo che nei giorni scorsi ha chiesto alle parrocchie della diocesi di rendersi disponibili a progetti di microaccoglienza.

Gli habitué della protesta avevano protestato qualche tempo fa sempre contro il Vescovo e la Chiesa bresciana, colpevoli di limitarsi all'annuncio e di non far seguire l'azione alle parole.

Quante volte frasi come "accoglieteli nelle vostre chiese, nella vostre case, nei vostri conventi" sono state "postate" sui social media, magari seguite da commenti che nulla hanno a che fare anche con le più elementari regole di un confronto civile?

La sensazione è che chi alimenta tutto questo alla fine non abbia altre argomentazioni che la polemica (meglio se scurrile e ai limiti della decenza) fine a se stessa. Perché al di la di slogan e frasi fatte non c'è altro ragionamento. Non riescono, nel loro agitarsi, a spiegare quali danni possono arrivare alle comunità che accolgono i profughi, non riescono a dare conto di quale oscuro pericolo potrebbe gravare sulle parrocchie che aprissero la loro porte per ospitare quelle che, piaccia o meno è così, sono persone che hanno bisogno...

Uscisse dalla bocca e dalla tastiera di questi professionisti della protesta qualche invito perché le commissioni competenti accelerassero l'iter per la concessione o meno dello status di rifugiato, chiedessero il puntuale e severo riscontro dei requisiti per l'accesso alla protezione internazionale... Forse anche la loro protesta avrebbe un senso.

Invece no. Tutto quello che sanno dire o postare è "No ai profughi!". Forse questi habitué della protesta, tra una manifestazione e l'altra, dovrebbero dare una rapida ripassata alla storia, anche recente, del nostro Paese, e non solo per rileggere le sofferenze che patirono gli italiani nelle vesti di popoli di migranti. Dovrebbero leggere con attenzione le innumerevoli pagine scritte sulle vicende degli sfollati delle due guerre mondiali, costretti a lasciare le loro case e a cercare accoglienza in altre parti del Paese; dovrebbero leggere con attenzione il dramma dell'esodo giuliano-dalmata. Cosa sarebbe successo se questi profughi "made in Italy" avessero trovato nelle comunità a cui erano stati destinati accoglienza analoga a quella oggi riservata a chi scende da una carretta del mare?

Allora: protestare, protestare, protestare sempre e comunque va bene (anche perché per qualcuno la protesta, così come l'arrivo di altri profughi può essere redditizio in termini di consenso elettorale). Ma almeno lo si faccia con un minimo di argomentazioni in più (e magari non sia quella che i profughi alimentano la delinquenza, perché la cronaca recente anche nel Bresciano dimostra che la violenza non ha nazionalità!)



MASSIMO VENTURELLI 06 set 2015 00:00