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di LUCIANO PACE 24 set 2015 00:00

Scuola e questione gender

Il 14 settembre scorso, il Ministro dell’Istruzione Giannini ha rilasciato una perentoria comunicazione ai giornalisti affermando che il Miur stava “inviando a tutti i dirigenti scolastici una circolare in cui si ribadisce che la ‘Buona scuola’ non introduce la teoria del gender”

Il 14 settembre scorso, il Ministro dell’Istruzione Giannini ha rilasciato una perentoria comunicazione ai giornalisti affermando che il Miur stava “inviando a tutti i dirigenti scolastici una circolare in cui si ribadisce che la ‘Buona scuola’ non introduce la teoria del gender”. Puntualmente, il giorno successivo, esce dal Miur il prot. 0001972 riportante in oggetto “Chiarimenti e riferimenti normativi a supporto dell’art. 1 comma 16, legge 107/2015” (legge sulla “Buona scuola” appunto).

All’interno del testo, dopo aver ribadito che il comma 16 della legge 107 si riferisce alla tutela del diritto costituzionale di pari opportunità e di non discriminazione fra i generi (sancito dagli articoli 3, 4, 29, 37 e 51 della Costituzione Italiana), si dichiara apertamente “che tra i diritti e doveri e fra le conoscenze da trasmettere [a scuola] non rientrano in nessun modo né ‘ideologie di gender’ né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo”. Evidentemente – come ha osservato il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale di Brescia, Maviglia, in un suo commento proposto sulla rivista web “La vita scolastica” –, “il mondo della scuola è avvezzo ad utilizzare molte teorie nei vari campi del sapere, ma la scuola statale (e quella pubblica in genere) non ha un’ideologia o metodologia di Stato da proporre”. L’unico interesse del comma 16 è, dunque, quello di promuovere all’interno del cammino di formazione scolastico un diritto sancito dalla Costituzione. E se questo, di là dall’intenzione costituzionale del legislatore, fosse l’espediente per far entrare nella scuola, a mo’ di “Cavallo di Troia” ideologico, la cosiddetta “ideologia del gender” sotto forma di progetti scolastici extra-didattici?

Per cautelare un simile ed esagerato timore, basti ricordare che l’organizzazione scolastica, prevede che i genitori siano tenuti a partecipare alla vita scolastica e, soprattutto, debbano poter dare il loro consenso informato a tutti i progetti extra didattici proposti a scuola ai loro figli minorenni, a tutela dell’art. 30 della Costituzione (il quale sancisce la patria potestà educativa dei genitori). Così, evitando il rischio di innescare una logica di contrapposizione educativa fra scuola e famiglia, papa Francesco, nel discorso al mondo della scuola del 10/05/2014, ha saggiamente suggerito a tutti che una scuola buona “è un luogo di incontro nel cammino” e che “per educare un figlio ci vuole un villaggio”.
LUCIANO PACE 24 set 2015 00:00