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di LUCIANO PACE 04 giu 2020 13:54

Scuola: mettersi in gioco

La scuola e molte altre attività non avrebbero potuto continuare ai tempi del Covid-19 se l’intelligenza non si fosse manifestata anche in campo informatico. L’8 giugno, nel frattempo, suona l’ultima campanella

Il 15 febbraio scorso era apparsa su “OggiScuola” un’opinione di Umberto Galimberti (ripresa da un suo intervento riportato nel Giornale di Sicilia) nella quale il noto pensatore aveva suggerito agli insegnanti di tutt’Italia di usare meno il Pc nella didattica. Infatti – a suo dire – “L’informatica svilisce l’intelligenza”. L’utilizzo del computer non permetterebbe lo sviluppo di un’intelligenza divergente, creativa e critica. Sta di fatto che, diversamente da quanto auspicato da Galimberti, dalla fine del mese di febbraio in avanti tutti gli insegnanti della scuola italiana si sono visti costretti a continuare il loro mestiere utilizzando il Pc da casa propria. “Didattica a distanza” è il nome individuato per l’insieme delle attività scolastiche condotte attraverso apparecchiature informatiche. Sarebbe semplice individuare i limiti insiti nella didattica a distanza. Tutti quanti, fra l’altro, potrebbero essere riassunti nella mancanza di relazione diretta fra le persone. Considerando la realtà in base a ciò che è accaduto, si possono cogliere alcuni pregi della didattica a distanza, proprio nell’ottica dello sviluppo degli apprendimenti.

Anzitutto, tantissimi insegnanti, alcuni anche prossimi alla pensione, hanno sviluppato molto velocemente le loro competenze informatiche per garantire video-lezioni ai loro studenti. Certo questo potrà infastidire chi, come Galimberti, pensa all’informatica come il coronavirus dell’intelligenza umana. Ciò nonostante, una simile testimonianza è segno che gli insegnanti italiani si dimostrano ancora capaci di mettersi in gioco e di imparare, se necessario. In secondo luogo, l’attività didattica a distanza ha condotto gli studenti a svolgere i loro compiti attraverso l’utilizzo del computer. Ciò ha comportato il dover scrivere spesso al Pc, aumentando e, spesso, migliorando l’esercizio della scrittura dei nativi digitali, più bravi in genere a cliccare un link a schermo che a picchiettare su una tastiera con stile. Infine, tanti insegnanti hanno cercato di essere creativi e divergenti nel gestire la didattica, imparando a elaborare cruciverba online, a creare fumetti digitali, a produrre filmati didattici, ecc... Se tutto questo sia, in definitiva, segno di deterioramento dell’intelligenza ciascuno lo giudichi da sé. La scuola e molte altre attività non avrebbero potuto continuare ai tempi del Covid-19 se l’intelligenza non si fosse manifestata anche in campo informatico. L’8 giugno, nel frattempo, suona l’ultima campanella.

LUCIANO PACE 04 giu 2020 13:54