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di DAVIDE GUARNERI 14 mag 2015 00:00

Scuola: serve coraggio

La scuola italiana dovrà reggersi sull’autonomia, sulla rendicontazione e valutazione, sulla qualità dei docenti

Il disegno di legge denominato “La buona scuola” prosegue il suo iter nelle aule parlamentari. Di per sé il testo in discussione non concretizza nemmeno tutte le idee presenti nel testo diffuso nei mesi scorsi, oggetto di una consultazione online, parzialmente ignorata da alcuni di coloro che oggi si oppongono ai provvedimenti proposti.

I contenuti del disegno di legge si occupano di più aspetti della complessa realtà scolastica: dalla card di 500 euro l’anno per l’aggiornamento dei docenti (solo di ruolo nello Stato?), alla possibilità di devolvere il 5 per 1000 ad un istituto, da stanziamenti per l’edilizia alla crescita dell’alternanza scuola-lavoro, dall’incremento delle ore di musica a spazi maggiori di autonomia didattica. E, soprattutto, un piano straordinario per l’assunzione di centomila docenti, piani triennali dell’offerta formativa, competenze al dirigente nella scelta dei collaboratori, in forme di premialità ai docenti, scelta degli insegnanti per la propria scuola, inserimento di genitori e studenti nei nuclei di valutazione d’istituto, 400 euro all’anno da detrarre per ogni alunno iscritto alle scuole paritarie (solamente infanzia e primaria). I provvedimenti incontrano l’opposizione di insegnanti e sindacati. Insieme a ragioni serie (per esempio, il mancato coinvolgimento della scuola reale), che hanno condotto, nelle ultime ore, ad incontri tra Governo e sindacati, nella protesta c’è qualche semplificazione o slogan di troppo (“no al preside-sindaco”, “i genitori cacceranno gli insegnanti”).

Vi sono svariate motivazioni, spesso non esplicitate, dietro l’adesione di massa agli scioperi. Alcuni temono la valutazione della scuola e dei docenti, altri chiedono stabilizzazione per tutti i precari, mentre una parte della protesta utilizza ancora l’argomento stantio del sostegno alla scuola “privata” (in realtà paritaria) che sarebbe a scapito di quella “pubblica” (statale). Gli emendamenti al ddl già approvati hanno, di fatto, già modificato la proposta iniziale, in parte assicurando più democraticità ai processi decisionali, in parte rinviando scelte, come nel caso dello stralcio relativo alla delega sul riordino degli organi collegiali. Di certo c’è malessere nella scuola, per lungo tempo solo oggetto di tagli lineari. Ci sono anche sacche di resistenza al cambiamento. Però anche la scuola italiana dovrà, con coraggio, reggersi sull’autonomia, sulla rendicontazione e valutazione, sulla qualità dei docenti. Fra scontro frontale e mediazione al ribasso prevarranno, cadute barriere ideologiche, le ragioni dell’educare ed istruire?
DAVIDE GUARNERI 14 mag 2015 00:00