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03 dic 2015 00:00

Se i vicini sono così lontani, tocca a noi farci più vicini

L'arresto di jihadisti legati alla Bassa bresciana nell'editoriale del n° 45 di Voce firmato da don Adriano Bianchi

Arresti di jihadisti in centro a Chiari. E pensare che proprio lì, nella piazzetta in fondo a via Cortezzano, io ci andavo a giocare! Magari in bici dalla tabaccheria della nonna fino alla ferramenta della zia Bitina. Dagli anni ’90 i clarensi hanno cominciato a chiamare quella zona piazza Tirana. La prima grande ondata degli albanesi in fuga dal comunismo giunse in massa nella Bassa bresciana e quello spiazzo in centro divenne il luogo preferito dai giovani stranieri per trovarsi e per prendere il pulmino dei muratori e, percorsa la statale 11, giungere a Milano. Vedere in questi giorni in televisione i luoghi legati al ricordo del gioco, dei giri in bicicletta, mi ha fatto un certo effetto. Soprattutto se il renderli evidenti al mondo è il fatto che da lì sia passata la minaccia del terrorismo jihadista.

Immagino l’ansia di molti miei concittadini. Possibile che i fili del terrorismo internazionale, quello che vuole abbattere la libertà e il nostro stile di vita passi proprio sotto casa nostra? Nel tempo della globalizzazione nulla ci può più stupire. Come non ci stupisce ormai che bersaglio di attentati siano obiettivi legati alla cultura, al lavoro, allo svago della gente, non ci può stupire che (attraverso le nuove tecnologie) la fabbrica della violenza e dell’odio navighi forse proprio nell’appartamento accanto al nostro. Possiamo reagire? Possiamo farcene carico? È il dilemma di tutti gli europei. Giusto chiedere sicurezza e protezione a chi di dovere, ma ancora una volta emerge la necessità di una responsabilità civile più diffusa.

Quella che chiede di conoscere di più per integrare meglio, quella che coltiva più legalità, ma non smette di accettare la sfida educativa, quella che parla di pace e rispetto, ma agisce perché nessuna persona si senta emarginata dal nostro stile di vita, soprattutto se sceglie di vivere qui in un Paese che dovrà diventare, nel bene e nel male, anche il suo. Mentre a Roma si apre la Porta della misericordia non si chiudano le nostre porte perché forse è proprio il vicino di casa la persona da cui cominciare a costruire qualcosa di nuovo.
03 dic 2015 00:00