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di PAOLO BUSTAFFA 12 mag 2015 00:00

Una nuova alleanza

Cosa ha fatto la famiglia perché tanta violenza non maturasse al proprio interno?

Alla fine qualcosa si è acceso anche nella coscienza di quel ragazzo di 20 anni che dopo i disordini di Black Block a Milano si rammaricava davanti alle telecamere di non avere avuto nulla tra le mani per essere della partita delle devastazioni. Nei giorni successivi è tornato in città per mettersi nel numero di quelli che si sono fatti carico di porre rimedio ai danni provocati dagli incappucciati. Nuovamente ripreso dalle telecamere, ha dichiarato: “Papà si è arrabbiato tantissimo. E pure adesso non mi rivolge la parola. Chiedo scusa anche a lui”. È anche questo un segno di speranza. Ricorda che il fallimento dell’educare è nell’interruzione della comunicazione, a partire da quella che tiene viva una famiglia.

Tornano alla mente alcune parole di papa Francesco: “La famiglia può essere scuola di comunicazione... anche là dove sembra prevalere l’inevitabilità dell’odio e della violenza”. Le ha scritte nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ricorre il 17 maggio. È lo stesso Papa che chiedeva all’Expo di ricordare coloro che non hanno pane, che non hanno pace e invitava alla globalizzazione della solidarietà. Potrebbero sembrare parole fuori dalla realtà: cosa può fare mai la famiglia? Cosa ha fatto la famiglia perché tanta violenza non maturasse al proprio interno? Cosa hanno fatto la cultura, la scuola e la politica perché le famiglie non restassero sole di fronte a immense sfide educative? Domande che ritornano guardando alla famiglia quale scuola di umanità. E così papa Francesco ricorda: “Non lottiamo per difendere il passato, ma lavoriamo con pazienza e fiducia, in tutti gli ambienti che quotidianamente abitiamo, per costruire il futuro”.

A chi è ai bordi della cronaca pare che fra gli ambienti in cui oggi è possibile e significativo abitare ci sia, pur con gli inevitabili limiti, anche l’esposizione mondiale che fino al 31 ottobre proporrà il messaggio “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”. La globalizzazione della solidarietà, la lotta alle ingiustizie che provocano la fame, l’impegno per la difesa e la promozione della vita non possono forse prendere forza anche da un incontro di popoli attraverso i colori, i sapori gli odori dei frutti della terra? Non possono prendere forza anche dalle voci di bambini e adulti che invitano ad amare la vita? Non possono prendere forza dal ripensamento di un giovane dopo fatti violenza? Non possono prendere forza da una comunicazione che trova nella famiglia la prima scuola di solidarietà?
PAOLO BUSTAFFA 12 mag 2015 00:00