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Brescia
di REDAZIONE ONLINE 28 lug 2016 00:00

Migranti. Le prassi per una buona accoglienza

Nei giorni scorsi Confcooperative Brescia ha presentato la “Carta per la buona accoglienza delle persone migranti” per stabilire criteri certi di qualità ed efficienza circa le politiche d’integrazione

Nei giorni scorsi Confcooperative Brescia ha presentato la “Carta per la buona accoglienza delle persone migranti” per stabilire criteri certi di qualità ed efficienza circa le politiche d’integrazione

“È nell’interesse del Paese e del suo futuro che la complessità del fenomeno migratorio sia governata coniugando rispetto della legalità e diritti delle persone”. Da questi presupposti prende spunto la “Carta per la buona accoglienza delle persone migranti” presentata nei giorni scorsi da Confcooperative Brescia per stabilire criteri certi di qualità ed efficienza per chi si occupa di accoglienza.

Il presidente. “Le cooperative firmatarie di questa carta non solo si impegnano a rispettarne le regole, i requisiti, su come ospitare i migranti, queste realtà dovranno accettare di essere vigilate da noi (attraverso visite ispettive ndr), la mancata ottemperanza delle clausole del contratto pagherebbe delle penali, perdendo la possibilità di essere assegnatario di ulteriori contratti” ha esordito Marco Menni, presidente di Confcooperative Brescia. I fenomeni migratori in atto pongono sfide che devono essere affrontata al di là del lato meramente emergenziale, per l’integrazione devono essere approntate politiche che interpellino “le componenti della prima accoglienza e il dopo, è in questa fase che riscontriamo le maggiori criticità”. Lo Sprar è uno degli strumenti che viene meno utilizzato, anche per questo Confcooperative, grazie anche all’aiuto delle Acli, ha lanciato un appello affinché vengano messe in atto politiche di micro-accoglienza da parte delle famiglie associate.

“Dobbiamo proseguire su questa linea di dimensione partecipata, comunitaria, se così non fosse l’accoglienza − in prospettiva − rischia di riscontrare ulteriori difficoltà che anche con questa Carta cerchiamo di lenire”. Nel gennaio scorso a Brescia erano circa 2200 i richiedenti asilo in rapporto a una popolazione di 1 milione 264mila abitanti: “Di queste, 2200 circa persone − ha sottolineato Valeria Negrini, vicepresidente di Confcooperative − poco più di 150 sono inserite nello Sprar, i restanti si trovano nei Centri accoglienza straordinaria”.

La risposta degli enti locali: “Sono soltanto 17, su 206 Comuni della Provincia, quelli che hanno attivato il sistema Sprar. Sempre prendendo in considerazione i 206 Comuni “solo 61, ad oggi, hanno sul territorio strutture di accoglienza”. Le cooperative associate alla realtà di via XX settembre “che hanno dato la propria disponibilità e che stanno attuano l’accoglienza attraverso lo Sprar o attraverso i Cas sono 14, occupandosi di poco meno di 500 persone, di queste 60 sono accolte grazie allo Sprar. La stragrande maggioranza delle persone accolte sono gestite da albergatori, taluni dei quali hanno messo in pratica politiche di integrazione, mentre altri si limitano a fornire vitto e alloggio... È anche in virtù di questo dato che attraverso la Carta “abbiamo sposato la politica delle micro-accoglienze, ritenendo che sia la modalità più efficace per gestire il fenomeno sia, soprattutto, per gestire il dopo accoglienza emergenziale, anche in modo da evitare possibili disagi o disordini”.

Nessun braccio di ferro con gli albergatori, il dialogo all’interno del Forum del terzo settore è aperto, come è anche aperto un Tavolo di confronto con il prefetto Morcone affinché a livello nazionale arrivino, dal Ministero alle Prefetture, direttive omogenee: “Abbiamo chiesto che vengano emanati dei ‘bandi tipo’ all’interno dei quali vengano declinati gli impegni che le realtà che si rendono disponibili all’accoglienza devono sottoscrivere: tutela sanitaria, linguistica, mediazione, avvio di tirocini formativi...”.

L’importanza di un accompagnamento all’integrazione è stata sottolineata anche da Alberto Festa, presidente di Federsolidarietà Brescia, che ha ribadito come in assenza di una mancata conoscenza reciproca venga a crearsi “un clima di paura che isola gli accolti dagli accoglienti”; una situazione che a lungo andare può portare a “disordini, proteste, strumentalizzazioni politiche”. Se le realtà che accolgono i migranti si limitano a fornire vitto e alloggio il rischio è che “questi ragazzi si ritrovino da soli, isolati all’interno di appartamenti, magari stabilizzati, ma completamente avulsi dal contesto sociale. Bisogna aiutare “a vincere la diffidenza”.

Purtroppo “l’emergenza c’è” ha affermato Menni, alla cooperative del territorio arrivano le richieste di accoglienza da parte della Prefettura e “gestirle è faticoso. Ma il messaggio che vogliamo dare è questo: se io non attivo una stabilizzazione post-accoglienza il rischio è che si vada incontro ad un incattivirsi dei rapporti”. Per evitare che venga a crearsi un simile contesto occorre “una presa d’atto, un percorso d’accompagnamento: è il lavoro che stiamo affrontando”. È necessario, però, che “ognuno faccia la sua parte”.
REDAZIONE ONLINE 28 lug 2016 00:00