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Brescia
di REDAZIONE 27 nov 2020 10:11

Pandemia. Una rilettura sapienziale

Nelle scorse settimane sono pervenute diverse pubblicazioni sul tempo della pandemia. Tra queste c’è anche un bel lavoro di introspezione curato da don Giancarlo Pianta che in poche pagine dense ha provato a fare una narrazione sapienziale della pandemia. Il testo è stato diffuso dall’Istituto di cultura “G. De Luca” per la storia del prete. Don Giancarlo parte dal suo servizio alla casa di riposo Maj di Darfo da dove arrivavano le telefonate per annunciare il decesso degli ospiti, racconta le esequie funebri in solitaria e riflette sul suo essere prete. Ha riscoperto le pagine della Bibbia e della letteratura, ha riassaporato il gusto di pregare insieme ad altri sacerdoti. La Messa è l’assemblea che la celebra. “Nelle chiese vuote mancava proprio il vero soggetto celebrante”. Vedere la Messa in tv “poteva dar adito all’idea che la messa si potesse vedere e basta. A me sembrava più educativo preparare dei testi e mandarli alle famiglie e chiedere che qualcuno della famiglia fosse il celebrante della liturgia. La Messa non è vedere qualcuno che celebra in tv, proprio come un film; è partecipazione, non è vedere qualcuno che celebra”.

Nella parte finale rilegge il Kairòs, il tempo propizio di questo periodo per far “tesoro degli eventi e rileggerli con la certezza che siano portatori di grazia. La grazia è gratitudine verso coloro che ci amano e ci permettono una vita migliore”. Grazia è relazione. Don Giancarlo ha imparato e non si vergogna di dirlo. Ha scoperto “quanto a volte siano superficiali le mie relazioni, contrassegnate dalla fretta e dall’indifferenza, che non permette di ascoltare col cuore”. L’autore approfondisce anche il tema del male, stigmatizzando alcune pratiche religiose di questi mesi che hanno offerto l’immagine di un Dio che punisce i comportamenti degli uomini. “Ma è questo il Dio di cui Gesù ci ha parlato? Per troppi credenti pregare significa rivolgersi a Dio perché cambi qualcosa della loro vita: ma Dio vuole e può cambiare la vita? È questo il concetto di Dio che abbiamo? Non ci ha insegnato una volta per sempre Bonhoeffer che Dio non è il tappabuchi delle domande a cui non abbiamo una risposta?”.

REDAZIONE 27 nov 2020 10:11

Un Commento

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gabriele

So che è una provocazione. Segnalo alcune righe di un articolo apparso su sito Cattolico Totus Tuus Network scritto da un fedele di Bologna: “ Qualche sabato fa ho avuto l’onore di fare da padrino di battesimo alla figlia di un amico. Giunto un’oretta prima ho trovato la chiesa deserta: eppure ero in una popolosa parrocchia dell’hinterland bolognese. Il parroco si è avvicinato e, scambiati i convenevoli di rito, non ho potuto evitare di chiedergli: «Ma come mai non c’è nessuno in Chiesa?». La risposta è arrivata subito, come fosse una cosa ovvia: «Ma a causa del Coronavirus! Le persone han perso l’abitudine di venire a Messa».Basito, ho fatto altre domande per esser certo di aver capito bene. Mi ha spiegato e confermato: «Nei mesi in cui non si poteva venire in parrocchia le persone han trovato altro da fare: jogging, la riscoperta dell’Appennino, il bricolage, la pesca sportiva …». Dunque, i cattolici si son trovati improvvisamente con una decina di domeniche “libere” e… han trovato da far di meglio che andare a Messa. Compresi diaconi permanenti, accoliti e “importanti” membri eletti nel Consiglio Pastorale”.