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Botticino
di ROMANO GUATTA CALDINI 01 ago 2019 12:38

Don Pedretti, accanto alle persone

Don Dario Pedretti, classe 1972, è la nuova guida delle comunità di Botticino Mattina, Botticino Sera e San Gallo

Don Dario Pedretti, nato nel 1972 e ordinato nel 1997, della parrocchia di Berlingo, nel corso del suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: curato a Rezzato S.Giovanni Battista (1997 - 2002); curato Unità pastorale Bornato, Calino, Cazzago S. Martino (2002 - 2007); parroco di Zocco dal 2007.

Il Vescovo lo ha nominato parroco dell’Unità pastorale delle parrocchie di Botticino Mattina, Botticino Sera e San Gallo. Succede a don Raffaele Licini.

Parliamo degli inizi del suo ministero come curato a Rezzato S.Giovanni Battista

Mi sono trovato in quella esperienza dopo circa due mesi a Botticino Sera. Appena ordinato, il vescovo Olmi, allora era ausiliare, mi chiese di dare una mano proprio a Botticino, a don Marino Cotali, che era curato, mentre il parroco aveva qualche problema di salute. Mi sono quindi prodigato per l’organizzazione del campo scuola nel mese di agosto, prima di essere destinato a Rezzato. Una volta giunto lì ho fatto la mia prima esperienza da curato, affiancato da un grande sacerdote che mi ha aiutato molto, il compianto don Giuliano Franzoni.

Veniamo alla prima esperienza da parroco. Lei è a Zocco di Erbusco dal 2007. È una realtà piccola, ma solida, con una sua autonomia e le sue specificità

Ho ricevuto la grazia di essere destinato a questa comunità dove ho toccato con mano quanto i miei predecessori hanno fatto. Qui è vivo il ricordo di un “santo sacerdote”, don Francesco Metelli, che puntò molto sull’Eucaristia. In questa comunità parrocchiale ho vissuto 12 anni di “luna di miele”. Perché? Semplice, ho sempre visto una forte partecipazione. Anche la componente del volontariato è significativa. Ho vissuto una bellissima esperienza. Io ho voluto bene a loro e loro hanno voluto bene a me. Devo dire grazie, ancora una volta, ai miei predecessori, per quanto hanno lasciato.

In questi anni su cosa ha concentrato la sua attenzione pastorale? Diceva che a Zocco è molto sentita l’esperienza dell’adorazione eucaristica

Certamente. Nel mio cammino sacerdotale ho ricevuto la grazia di avere come padre spirituale don Pierino Ferrari che mi ha aiutato attraverso la testimonianza della sua vita fatta di preghiera e carità. Quando venni destinato a Zocco avevo 35 anni, ero giovane. L’essere parroco mi provocava un po’ di timore, ma ero vicino a Clusane, quindi fisicamente vicino a don Pierino, morto poi il 31 luglio del 2011. Potevo quindi aiutarlo, del resto lui stesso mi aveva designato come suo successore nella gestione delle varie attività. L’impronta di don Pierino mi ha lasciato tantissimo. Poi, come tutti, cerco di fare quello posso, affidandomi sempre al Signore e facendo la sua volontà.

Nel suo cammino sacerdotale è stato significativo l’accompagnamento nei confronti di Raphaël. Cosa ha imparato da questa esperienza a contatto con i malati, con le persone che soffrono?

Ho compreso innanzitutto che ogni persona è un dono. Abbiamo quindi il compito di amare i nostri fratelli, soprattutto i più deboli e più fragili, stando loro vicino. Si può imparare tantissimo. La sofferenza è un mistero di amore. Significa che c’è un qualcosa più grande di noi. E se i disegni che il Signore ha in serbo per noi rimangono misteriosi sino alla fine noi non dobbiamo fare altro che affidarci a Lui.

Il vescovo Pierantonio l’ha chiamata a guidare tre diverse comunità. Ha già in mente qualche attenzione pastorale?

No, decisamente. Parto per andare in una comunità che è già in cammino. Dovrò mettermi in ascolto, stare accanto alle persone. Del resto ho imparato che nella vita non bisogna fare troppi programmi. Bisogna lasciare tutto alla volontà del Signore. Posso dire che sono molto contento della mia destinazione. Conosco il curato, don Francesco. Questo mi ha confortato molto. Il secondo aspetto significativo è la devozione che le comunità hanno per S. Arcangelo Tadini al quale sono molto devoto e, a maggior ragione, mi affido alla sua protezione. C’è un altro aspetto da non trascurare. Io sono sempre stato aperto alle sorprese del Signore ed è per me fondamentale farlo conoscere affinché si possa camminare con Lui, per vivere appieno il Vangelo. È ciò che il Signore vuole da noi.

ROMANO GUATTA CALDINI 01 ago 2019 12:38