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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 10 lug 2020 07:38

Cambiamo mira! Investiamo nella Pace

Da Brescia è ripartita la campagna di pressione alla banche armate. Le riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia insieme con il movimento Pax Christi si rivolgono ai singoli cittadini, alle parrocchie, alle Diocesi, ai Comuni...

In occasione dei trent’anni dalla promulgazione della Legge n. 185 del 9 luglio 1990 che ha introdotto in Italia “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” e a vent’anni dal lancio della Campagna, le riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia insieme con il movimento Pax Christi hanno rilanciato la Campagna di pressione alle “banche armate”. Con loro scendono in campo anche 15 istituti missionari in difesa della vita come è stato ribadito più volte nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa che coinvolge Comuni, Diocesi, parrocchie, associazioni, gruppi e privati cittadini.

Ci accorgiamo che, come ha ricordato padre Alex Zanotelli, il cuore di tutto sono le Banche, ma "non ci chiediamo" come usano e da dove arrivano i loro soldi. “I cristiani, parafrasando John Haughey, leggono il Vangelo come se non avessero soldi e usano i soldi come se non conoscessero nulla del Vangelo”.

Mons. Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi, ha sottolineato l’importanza di richiamare il Governo italiano al rispetto della legge che all'articolo 1 scrive: "L'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". E' evidente che qualcosa non funziona se si pensa ai recenti affari dell'Italia con l'Egitto, Paese coinvolto nei conflitti e che non brilla per il rispetto dei diritti umani.

Il testimonial è John Mpaliza, attivista per i diritti umani: "Serve una presa di coscienza. Ognuno di noi è parte di quello che sta succedendo nel mondo e può cambiare la situazione". Il suo Paese d'origine, la Repubblica democratica del Congo, con le sue 10 milioni di vittime "è il simbolo negativo di quello che può accadere".

Le riviste missionarie hanno avuto e hanno il merito di offrire uno sguardo più ampio in un tempo in cui è più facile osservare ciò che è vicino a noi. "Il Covid - ha spiegato padre Filippo Ivardi Ganapini, direttore di Nigrizia - ci ha fatto ripiegare su noi stessi, invece dobbiamo guardare all'esterno e a quello che succede nel mondo. E' importante risvegliare l'attenzione per fare pressione", specie in un momento come quello attuale in cui si percepisce "l'indebolimento della trasparenza e del controllo. Il nostro è un impegno per la vita". 

Un impegno per e non contro come ha precisato anche don Fabio Corazzina, riprendendo alcune frasi di Paolo VI all'Onu: "Mai uno al di sopra dell'altro, mai più gli uni contro gli altri, ma sempre gli uni per gli altri". "Non cerchiamo lo scontro, ma intendiamo porre una questione". Siamo chiamati "a sollevare il problema su come si puà gestire il problema. Per farlo serve un grosso rilancio dal basso".

Per don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, "non possiamo giocare con le armi. Come comunità cristiane dobbiamo chiederci dove mettiamo i nostri soldi. e gli strumenti per farlo ci sono. Ci deve deve essere la volontà di cambiare".

Da questo punto di vista, "i missionari ci mettono la faccia - aggiunge fratel Antonio Soffientini (coordinatore della Commissione Giustizia, pace e integrità del creato della Conferenza Istituti Missionari in Italia – CIMI). Dobbiamo fare una verifica anche sui nostri conti. Oggi viviamo la paura del covid, ma nel mondo ci sono tante pandemie che, purtroppo, si espandono con i nostri soldi".

Stanno emergendo alcuni fenomeni quanto mai preoccupanti: la tendenza da parte degli ultimi governi a incentivare le esportazioni di sistemi militari anche a Paesi verso cui sarebbero vietate (Paesi in stato di conflitto armato, i cui governi sono responsabili di gravi violazioni di diritti umani e la cui politica contrasta con i principi dell’articolo 11 della Costituzione, ecc.) e, contemporaneamente, il graduale allentamento da parte di diversi istituti di credito delle rigorose direttive che avevano emesso alcuni anni fa allo scopo di poter finanziarie e offrire servizi bancari anche a aziende che producono ed esportano armamenti a Paesi ricchi di risorse energetiche, ma pesantemente coinvolti in conflitti e violazioni. Tutto questo è stato favorito dal progressivo indebolimento della trasparenza della Relazione governativa e dalla costante mancanza di controlli da parte del Parlamento.

Negli ultimi quattro anni i principali acquirenti di sistemi militari italiani sono stati, infatti, i Paesi dell’Africa settentrionale e Medio Oriente a cui i governi Renzi, Gentiloni e Conte hanno autorizzato l’esportazione di materiali militari per quasi 17 miliardi di euro, pari al 51,2% del totale delle licenze rilasciate (33 miliardi di euro). Tra questi Paesi spiccano le monarchie assolute islamiche della penisola araba (Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman) e diversi Paesi del bacino sud del Mediterraneo (Egitto, Algeria, Israele, Marocco). Si tratta di esportazioni finanziate e favorite da diversi gruppi bancari italiani ed esteri le cui specifiche operazioni è oggi, a differenza di alcuni anni fa, impossibile rintracciare nella Relazione governativa.

La promozione della pace è un “bene comune” che non può essere delegato ai governi o alle rappresentanze politiche, ma richiede l’attiva partecipazione di tutti. Non si può accettare che la ripartenza dell’Italia a seguito dell’epidemia da Covid-19 sia segnata da un’economia di guerra che favorisce le esportazioni di sistemi militari a scapito degli investimenti per la pace, la sostenibilità ambientale, la cooperazione tra i popoli e di diritti delle popolazioni più bisognose.

Sul sito https://www.banchearmate.org/ si può scaricare il modello da inviare alle Banche e leggere tutte le informazioni relative al traffico di armi con tutti gli affari degli Istituti di credito..

LUCIANO ZANARDINI 10 lug 2020 07:38