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Brescia
di LUIGI ZAMELI 30 ott 2020 09:11

I 300 anni del Patrocinio

Sono trascorsi 300 anni dal 9 novembre del 1722 quando fu benedetto il Santuario della Madonna del Patrocino. La parrocchia di San Gottardo ricorda questo anniversario con un triduo di preghiera con la concessione dell’indulgenza plenaria. Le Sante Messe vengono celebrate sabato 7 novembre alle 18.30, domenica 8 alle 11 e alle 18, lunedì 9 alle 9 e alle 19. Seguirà un ulteriore periodo per lucrare la medesima indulgenza per tutto il mese di maggio 2021.

L’importanza artistica. Il piccolo prezioso santuario della Madonna del Patrocinio è situato su una delle ultime balze dei ronchi; l’attuale chiesa venne disegnata dall’arch. Gaspare Turbini e affrescata nella cupola e nella volta da Francesco Savanni, Saverio Gandino e nelle pareti, con motivi floreali, da Orsoni. Sull’altare venne posta la bella immagine miracolosa della madonna col bambino che il cardinale Badoer aveva rinvenuta in una chiesetta cadente durante la visita pastorale in Valcamonica nel 1710. Intorno all’immagine che un vecchio documento attribuisce a Francesco Giugno, Sante Cattaneo dipinse l’attuale grande pala alta quattro metri e quaranta e larga due metri e ottanta. Completano l’ambiente i putti lignei della bussola e del confessionale e quelli dorati dell’arco santo, opere del Carboni e la custodia del Santissimo a forte sbalzo, opera di Roberto Ventura, l’orafo di fiducia del cardinal Querini. Ma l’opera d’arte più completa e sorprendente è costituita dalla galleria rappresentata dagli ex voto. Sono presenti quasi tutti i migliori pennelli bresciani del Settecento quali Savanni, Cattaneo, Dusi, Antonio Paglia, Bertelli, Botti, Bracchi, ma non mancano nemmeno le migliori firme della pittura veneziana, veronese, mantovana, emiliana quali quelle del Fontebasso, del Giugno, di F. Magiotto, fra i veneziani, del Buratto, del Lorenzi, del Dardani, del Varotti fra i bolognesi, del Bazzani fra i mantovani. Vi collaborarono il paesaggista Mazza, il Battaglioli, Eleonora Monti, ecc. I quadri rappresentano grazie elargite dalla Madonna del Patrocinio in occasione di naufragi, disgrazie, imprese bandistiche, ecc.

La storia. Don Cristoforo Tolani, segretario del Vescovo e cerimoniere della cattedrale, possedendo in Val Tavareda un ronco, decise di costruirvi un oratorio dedicato a S. Cristoforo, ma dopo averne ottenuto il permesso dovette confrontarsi con una proposta del vescovo del tempo, il card. Gianfrancesco Barbarico. Giaceva allora, nella cappella privata del Vescovo, il quadro raffigurante la Vergine col bambino, che il predecessore, il Servo di Dio Giovanni Alberto Badoer, aveva portato con sé a Brescia, dopo una visita pastorale in Valcamonica nel 1710 in cui casualmente si imbattè in una chiesetta incendiata e abbandonata. Sono allo studio anche delle ipotesi sull’originale collocazione in Valcamonica dell’immagine della Madonna del Patrocinio. Il porporato decise allora di rimuovere la venerata immagine e di portarla con sé. Il quadro fu posto nella cappella privata del palazzo vescovile e il cardinale Badoer la ebbe in profonda venerazione. Si risolse così di trovarvi una degna collocazione che permettesse a tutti di venerare Maria e il fanciullo Gesù. Scomparso Badoer, in fama di santità, nel 1714, il suo successore, il card. Gianfrancesco Barbarico, essendo a conoscenza della vicenda, propose a don Tolani di dedicare l’erigendo oratorio sui Ronchi, alla Madonna del Patrocinio. Nella primavera del 1720 iniziarono i lavori del primo tempietto: era molto semplice e piccolo con muri di creta e fu benedetto il 9 novembre dello stesso anno. Da allora la Madonna venerata in quella santa immagine col titolo di Vergine del Patrocinio continuò a spargere singolari grazie. A seguito della morte di don Cristoforo, nell’agosto 1750, subito s’accese una lotta fra gli eredi; il Senato della Serenissima, con un decreto in data 31 gennaio 1753, ingiungeva al Podestà di assumere la chiesa sotto la propria vigilanza e custodia. Gianbattista Mazza fu il vero artefice della rinascita e della gloria anche artistica del patrocinio; il santuario riprese di nuovo vita e fu caratterizzato da un notevole afflusso di devoti. La minaccia che il fabbricato potesse crollare fece nascere il progetto di un nuovo tempio più solido. La prima pietra fu posta il 12 novembre del 1762: il nuovo tempio fu edificato nel gusto dell’epoca verso un barocchetto arioso. Il 1 giugno 1780 un decreto del Senato della Serenissima istituiva presso il santuario una “mansioneria” quotidiana, ossia l’ufficio d’un cappellano. Un’ordinanza del Magistrato sopra i monasteri in data 6 giugno 1783 poneva il santuario sotto la giurisdizione del parroco di S. Francesco di Paola, dalla quale passò poi alla nuova parrocchia di S. Gottardo nel 1936, pur rimanendo proprietà della mensa vescovile fino al 1994, quando con decreto di mons. Bruno Foresti passò alla parrocchia di San Gottardo. Accanto al santuario venne realizzata una abitazione per il rettore che fu poi ampliata per ospitare nel tempo estivo la residenza del Vescovo (l’ultimo che vi trascorse del tempo fu Giacinto Tredici). L’attuale parroco di San Gottardo, don Arnaldo Morandi, ha coordinato l’attività di recupero e tutela del santuario. Il Santuario del Patrocinio al suo interno conserva una copia stampata su tela a grandezza reale della pala del Cattaneo. La pala originale è custodita nella chiesa parrocchiale di San Gottardo.

LUIGI ZAMELI 30 ott 2020 09:11