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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 23 gen 2024 15:58

L'integrazione passa dallo sguardo

La guerra, la fame, la sete, la disuguaglianza, la povertà, le persecuzioni, i cambiamenti climatici e la tratta sono solo alcune delle cause, del tutto oggettive, dietro alle quali milioni di persone sono costrette a fuggire dai propri Paesi di origine. “Raccontare oggi il diritto d’asilo”. E’ questo il tema che è stato approfondito oggi, su iniziativa dell’'Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi, in preparazione alla festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, con la  collaborazione dell’Ucsi. Nell’occasione sono intervenuti Mariacristina Molfetta, della Fondazione Migrantes, il giornalista de “La Voce del Popolo” Massimo Venturelli, Chiara Gabrieli, vicedirettore dell’Ufficio per i migranti, e Stefano Savoldi, presidente della Cooperativa Kemay.

Ha fatto seguito il tradizionale confronto fra i giornalisti e il vescovo Pierantonio Tremolada. “Il 76% delle persone in fuga - ha sottolineato Mariacristina Molfetta – è accolto da Paesi a basso e medio reddito, il 70% si trova, perlopiù, negli Stati confinanti a quelli di origine e fuga; il 20%(uno ogni 5) in Paesi che sono in assoluto i più poveri del mondo. Stando al Report 2023 dedicato allo studio del “Diritto di asilo”, il 52% delle persone che hanno bisogno di protezione fuggono da 3 Paesi principali: Siria (6,5 mln), Afghanistan (6,1 mln), e Ucraina (5,9 mln). I Pesi con più rifugiati in numero assoluto sono: Turchia (3,4 mln), Iran (3,4 mln), Germania (2,5 mln), Colombia (2,5 mln), e Pakistan (2,1 mln”). Brescia, come sottolineato da Chiari Gabrieli e Stefano Savoldi, è da sempre, un modello per il Paese. Negli anni 80 del Novecento gli immigrati, nel Bresciano, erano circa 15.000. “Scambio e intercultura - ha sottolineato Stefano Savoldi riprendendo le parole di Chiara Gabrieli – rappresentano le fondamenta -. Si tratta di rendere più strutturato il sistema, non si può di certo parlare di emergenza. Il fermento positivo generato dall’accoglienza degli ucraini può venirci in aiuto. Del resto non mancano le realtà attive o che si sono attivate in passato. In questi 12 anni di esperienza in Caritas diocesana sono state 32 le parrocchie che ci hanno affiancato nel percorso di accoglienza dei richiedenti asilo: 730 persone accolte, esclusi gli ucraini, 232 in un anno e mezzo. Nel corso del tempo siamo stati affiancati da tante realtà. Ricordo fra le altre la Caritas di Darfo, il Fatebenefratelli e sette enti religiosi.”. Oggi siamo a quota 150mila presenze di persone di origine straniera in provincia e 36.600 in città.  Eppure, nonostante i passi avanti, anche qui, la burocrazia, con le sue storture, inceppa il percorso d’integrazione.

Numeri e volti, statistiche e sguardi: solo andando all’origine della complessità del reale si può ottenere la chiave interpretativa di ciò che ci circonda. E’ questa la tesi del vescovo Tremolada:  “Quanto sono importanti– ha esordito -  i dati oggettivi. Purtroppo noi viviamo in una fase storica nella quale è molto difficile avere una fotografia dettagliata dei diversi contesti. E’ però doveroso andare a cercare questi dati affinché si possa avere una visione obiettiva della realtà, propedeutica, in seguito, per fare valutazioni, avviare progetti, prendere decisioni”. Rispetto al fenomeno migratorio “considerato anche quanto fatto dai miei predecessori, la nostra Diocesi, tutt’ora, cerca di fare il possibile”.

Il vescovo Tremolada si è poi soffermato sulla situazione internazionale, sul bisogno di accoglienza e accompagnamento. “E’ stato riferito in modo molto chiaro quali sono le ragioni che obbligano milioni di persone a lasciare il proprio Paese, senza alcuna opzione decisionale.  Come si sottolineava, ‘non stiamo risolvendo situazioni di crisi ma, paradossalmente, le stiamo incrementando’.  Basti solo ricordare  i conflitti in atto. Il quadro generale è veramente serio. E’ quindi importante avere questa consapevolezza, sapendola comunicare. Il sistema Italia, stando al Report, non brilla certo per efficienza e tanto meno è a rischio d’invasione”.

In Italia al 1° gennaio 2023 erano 350mila i cittadini non comunitari con permesso di soggiorno per motivi di asilo e protezione sussidiaria, circa lo 0,6% di tutta la popolazione, “a fronte  dei 2 milioni e 500mila della Germania. Anche i nostri canali legali d’immigrazione possono essere migliorati. Una politica intelligente potrebbe intervenire. Non si tratta semplicemente di aprire le frontiere, bisogna organizzare un modello che dall’accoglienza si passi all’accompagnamento”. Non è mancato un monito: “L’integrazione – sottolinea ancora il Vescovo – non può esaurirsi nell’omologazione, nella tolleranza. Deve sussistere uno scambio reciproco. Dall’accoglienza dobbiamo giungere all’accompagnamento integrativo affinché le persone si sentano parte integrante della comunità”.

Il Vescovo ha quindi concluso il suo intervento soffermandosi sull’importanza dello sguardo, di come ci approcciamo a chi ha culture e tradizioni differenti: “Dobbiamo domandarci come veniamo guardati da chi arriva e come noi, a nostra volta, guardiamo chi arriva da altri Paesi. E’ decisivo. Se il nostro sguardo è pregiudicato allora sia l’accoglienza sia l’accompagnamento risulteranno molto problematici. Solo se il nostro sguardo è positivo possiamo capire che queste persone non sono diverse da noi. In tale ottica posso dire che la nostra Diocesi ha fatto un buon cammino, il modello bresciano merita un apprezzamento”.



ROMANO GUATTA CALDINI 23 gen 2024 15:58