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Brescia
di FABIO CORAZZINA 12 mag 2022 08:10

La rivoluzione cristiana

Quella della pace è un’opera comune nella quale i cristiani hanno una responsabilità particolare, soprattutto nella sua realizzazione

Ciò che mi ferisce particolarmente in questi giorni di guerra e di violenza sistematica, nazionale e internazionale, è la constatazione, insinuata giorno dopo giorno, anno dopo anno anche nell’animo dei migliori cristiani, che il Vangelo non sia la soluzione e la via concreta da seguire per uscirne. Caso mai resta un appello coscienzioso e doveroso, una opportunità per anime buone che nulla sanno della terribile realtà del sangue e della carne lacerata. Mi chiedo se il vero lascito di una stagione cristiana di resistenza al nazifascismo sia dare libero sfogo al riarmo di coscienze e comunità dimenticando che l’unica soluzione è rispondere al male con il bene; sia sostenere un egoismo doveroso e rabbioso che travolge tutti oppure rifare la persona e la società come primato dell’iniziativa e dominio dei fini; sia lasciarsi sopraffare dalla paura vendicativa più che dalla speranza costruttiva; sia cercare un ordine internazionale o sociale senza la persona oppure disarmare e smobilitare gli spiriti con un programma di azione educativa che neutralizzi decenni di giustificazione della guerra a volte considerata ancora giusta e altre chiamata ingerenza umanitaria, a volte benedetta come unica via e altre rinominata dovere di proteggere. Ma sempre guerra resta e sempre alla guerra chiede di prepararsi.

Mi chiedo ancora quale sia l’eredità dei giorni luminosi del cattolicesimo democratico, parte attiva di una stagione costituzionale che ripudia la guerra, ripudio non rinuncia o condanna, come necessità e priorità, un articolo 11 non superabile; che riconosce nella giustizia sociale e nel bene comune, prima degli interessi della nazione, la bussola della politica; che sceglie il multilateralismo e la collaborazione internazionale come via; che si schiera con il diritto internazionale dell’uomo e della pace come unica legalità sostenibile; che riconosce onestamente quanto solo dal riconoscimento di una corresponsabilità, anche dei cristiani impegnati in politica, possono venire un dialogo e vere trattative.

Quella della pace è un’opera comune nella quale i cristiani hanno una responsabilità particolare, soprattutto nella sua realizzazione e nel metodo che la difende e le permette di abitare questo mondo. Papa Benedetto XVI ci ricordava come la pagina evangelica delle beatitudini è “la magna charta della nonviolenza cristiana, … per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità”. Pie illusioni di anime inconsistenti o vera “rivoluzione cristiana?”. Non so se la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore, è ciò che abbiamo scelto. Ecco l’eroismo dei “piccoli”, che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita (nostra, non degli altri). Questo mi pare il “tu non uccidere” che non sopporta restrizioni o accomodamenti giuridici, etici, circostanziali e saccenti. Basta un’eccezione per far passare tutti i crimini. Ognuno di noi è libero di accettare o rifiutare la visione cristiana ed evangelica della pace, quella non accomodata da catechismi e dottrine, quella che trova luce nello stile di Gesù che è lo stile del Regno di Dio e che siamo chiamati a testimoniare.

“La pecora che non intende farsi lupo, non da ragione al lupo; lasciandosi mangiare è l’unica maniera di resistere al lupo come pecora e vincerlo. Questo è un atto di fede tremendo e la prima testimonianza che chiediamo a Dio di potere dare è proprio questa: credere che la pace non si possa fare senza questa fede; che è venuta l’ora di questa fede senza dollari, senza rubli, senza atomica, senza massa, senza eserciti, senza circoscrizioni”: sono parole di don Primo Mazzolari che mi tolgono il sonno in questi giorni. E non ditemi che dimentico gli ucraini e la loro tragedia. Sto parlando di noi che armiamo il mondo e partecipiamo alla guerra pregando per la pace, manifestando per la pace, chiedendo la pace, senza pagarne mai il prezzo.

FABIO CORAZZINA 12 mag 2022 08:10