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di CLAUDIO PAGANINI 25 lug 2019 10:12

Affrontare le grandi sfide

Dopo l’annuncio che in Italia si svolgeranno le Olimpiadi invernali 2026, va messa in conto la fame di montagna che contagerà gli italiani. Appassionati da sempre o imitatori delle mode sportive. Nulla di strano, allora, se già da questo tempo estivo le montagne si vanno riempendo di turisti occasionali che nulla conoscono del rispetto dovuto alla montagna

Dopo l’annuncio che in Italia si svolgeranno le Olimpiadi invernali 2026, va messa in conto la fame di montagna che contagerà gli italiani. Appassionati da sempre o imitatori delle mode sportive. Nulla di strano, allora, se già da questo tempo estivo le montagne si vanno riempendo di turisti occasionali che nulla conoscono del rispetto dovuto alla montagna. La cultura sportiva comincia anche da una passeggiata estiva. Consapevole che è meglio essere protagonisti anziché spettatore sono salito anch’io sull’alto monte. Raggiunta la Val Gardena e preso un impianto per evitare due ore di cammino, ho iniziato la salita verso il rifugio Vicenza nel canalone che unisce il Sassolungo con il Sassopiatto. Meravigliosa natura! Dopo un’ora di cammino ho raggiunto la meta e imboccato un nuovo sentiero verso il rifugio Toni Demetz a quota 2685 metri. Un’altra ora e cinquanta di cammino sul ghiaione instabile con paesaggi mozzafiato.

Un dislivello di 400 metri che mette a dura prova le gambe ed il fiato. C’è anche il tempo per pentirsi di tutti i peccati commessi in gioventù ed espiare le colpe per la fatica! Arrivando al rifugio si calpesta con stupore la neve e si assapora la gioia del traguardo raggiunto. Ma, ahimè, girato l’angolo sento un’orda chiassosa di persone scendere comodamente da una cabinovia collocata sull’altro versante della montagna. Nessuna goccia di sudore e nessun abbigliamento da montagna. Sembra d’essere allo struscio del sabato sul corso. Ed è proprio in quel momento che sento un bambino romano piangere urlando al papà: “Nun voio morì”! Si becca due forti ceffoni. Ma lui insiste: “Nun voio morì”. Tutti passano indifferenti e lui continua singhiozzando. Ora non so dire se quel bambino fosse capriccioso di natura, se il padre fosse sfiancato dei capricci, oppure se mi avesse visto salire con gli scarponi, le racchette e lo zaino in un bagno di sudore … e lui niente, scarpette da passeggio con maglietta e bermuda. Fatico a pensare che quel bambino cacione possa essere portatore di profezie.

Però quel suo: “Nun voio morì” assomiglia molto al grido di allarme verso un popolo impreparato ad affrontare le grandi sfide che lo attendono. Nella vita dovremmo tutti imparare ad evitare le facili scorciatoie o le salite comode. Ad attrezzarci con le conoscenze e gli strumenti adatti. A non temere la fatica ed il sudore. Se “nun voi morì” preparati per tempo, allenati con sacrificio e sii coraggioso.

CLAUDIO PAGANINI 25 lug 2019 10:12