lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di LUCIANO ZANARDINI 17 apr 2018 17:12

Il carcere non basta

Il 70% dei detenuti in assenza di misure alternative cade nella recidiva, in pratica esce dalla sua cella angusta e sovraffollata ma torna a delinquere. A Brescia torna, per la seconda edizione, la Giornata dell’esecuzione penale socialmente responsabile. L’obiettivo è quello di ribadire l’importanza dei percorsi risocializzanti

C’è un clima culturale in Italia che legge il carcere come l’unica soluzione e anzi pensa che inasprire le pene sia la sola strada percorribile. Quando, invece, semmai il problema è dato dalla certezza della pena e non dalla durata. Siamo figli di una generazione social dove il tema della sicurezza è all’ordine del giorno anche se i dati (furti, omicidi…) vanno in un’altra direzione. Siamo, poi, così sicuri che la nostra sicurezza è davvero garantita se le persone restano in carcere? I numeri sembrano dirci altro. Oggi nelle carceri italiane ci sono 58mila detenuti, 7.500 in più rispetto ai posti disponibili. Il 70% di questi in assenza di misure alternative cade nella recidiva, in pratica esce dalla sua cella angusta e sovraffollata ma torna a delinquere. Chi sconta, invece, la pena con sanzioni di comunità ha una recidiva del 19%. È facile comprendere le ricadute sociali. Lo Stato non deve privare il reo della dignità e della speranza. In Parlamento giace in fase di stallo la riforma dell’ordinamento penitenziario che di fatto ha il merito di aumentare i reati per i quali è possibile accedere alle misure di comunità (un tempo misure alternative alla pena). Qualcuno l’ha chiamata, a fini elettorali, una legge svuota carceri, ma le motivazioni sono chiaramente altre. È bello riflettere sul termine (“misure di comunità”) che chiama in causa tutti a una prova di responsabilità: la società civile rieduca e reinserisce il reo. Da questo punto di vista anche le parrocchie possono fare certamente qualcosa di più per allontanare lo stigma che accompagna il carcerato visto come un appestato dal quale tenersi alla larga.

Molto probabilmente, dopo la sanzione del 2013, il Governo italiano sarà nuovamente oggetto delle attenzioni della Corte europea dei diritti dell'uomo. Gli avvocati hanno annunciato due giorni di astensione dalle udienze per sollecitare la politica a un atto di coraggio. Nel frattempo giovedì 19 aprile a Brescia torna, per la seconda edizione, la Giornata dell’esecuzione penale socialmente responsabile. L’obiettivo, come sottolinea la garante dei detenuti Luisa Ravagnani, è quello di ribadire l’importanza dei percorsi risocializzanti. Sarà l’occasione anche per presentare il neonato Gruppo Verziano per i diritti umani al quale possono iscriversi tutti i detenuti, anche reclusi nei penitenziari degli altri Stati

LUCIANO ZANARDINI 17 apr 2018 17:12