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di MASSIMO VENTURELLI 28 feb 2019 11:55

Il naufragar non è dolce...

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Neanche il Pd di Renzi aveva conosciuto una parabola (discendente) tanto veloce. Per passare dal 40% delle europee del 2014 al 18% delle ultime politiche ci ha messo quattro anni. Il Movimento 5 Stelle, invece, in poco meno di un anno (11 mesi per l’esattezza) è passato dai fasti del successo del 4 marzo dello scorso anno all’amarezza della sconfitta delle recenti regionali in Sardegna

Neanche il Pd di Renzi aveva conosciuto una parabola (discendente) tanto veloce. Per passare dal 40% delle europee del 2014 al 18% delle ultime politiche ci ha messo quattro anni. Il Movimento 5 Stelle, invece, in poco meno di un anno (11 mesi per l’esattezza) è passato dai fasti del successo del 4 marzo dello scorso anno all’amarezza della sconfitta delle recenti regionali in Sardegna, oltretutto resa ancora più cocente da altri passaggi elettorali non certo brillanti. Con una serie di ragioni che hanno poco di quel cambiamento che era stata la parola d’ordine della vittoria il 4 marzo 2018, il leader Di Maio ha cercato di spiegare che le elezioni regionali sono cosa diversa dalle consultazioni politiche..., che tutto sommato quella registrata in Sardegna (dove i 5 Stelle sono passati dal 42% delle politiche a poco più del 9%) non è una sconfitta perché consente, comunque, ai pentastellati di entrare in consiglio regionale...

E come per incanto anche nel Movimento sono comparsi quelle che nei vecchi partiti erano chiamate correnti e che nei 5 stelle si definiscono, invece dissidenti, che hanno messo in dubbio, dopo la pesante sconfitta, alla messa in discussione della leadership di Di Maio. Difficile dire se il voto in Sardegna sia, come afferma Berlusconi, l’inizio della fine del movimento creato da Grillo. Forse è stata proprio quello l’inizio della fine... Il voto in terra sarda, però, dovrebbe avere insegnato a Di Maio & co. che è molto più semplice affascinare la gente con suggestive e affascinanti enunciazioni di principio (come evidentemente era avvenuto alle politiche del 2018) che non conquistarla con risposte certe e concrete ai bisogni dei singoli territori. Oggi al Movimento 5 Stelle sembra mancare quella capacità di concretezza che la gente chiede laddove vive. Ai pastori sardi non interessa più di tanto l’opposizione di principio dei grillini alle grandi opere o le loro battaglie anticasta... Chiedono, per esempio, risposte alle battaglie del latte che stanno portando avanti. E così Di Maio, a lungo depositario dell’ortodossia del “nessuna alleanza”, dopo aver sottoscritto quella con la Lega di Salvini, che sulla capacità del raccontare alle persone ciò che queste vogliono sentirsi dire sta costruendo grandi fortune, apre alle liste civiche legate al territorio. Il M5S ha bisogno di questi “ancoraggi” perché ormai è concreto il rischio di andare alla deriva nel mare tempestoso della politica italiana. Un naufragio alle Europee sarebbe un dramma!

MASSIMO VENTURELLI 28 feb 2019 11:55