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di MARIO SBERNA 30 ott 2020 08:29

Il Papa e le unioni civili

La grande sorpresa universale di settimana scorsa è stata la notizia, pubblicata su tutti i giornali e tg del mondo che papa Francesco si era posizionato a favore delle coppie omosessuali, sia per le unioni civili che per l’utero in affitto. La rivelazione era esplicitata, parola per parola, nel documentario “Francesco”, realizzato dal regista Evgeny Afineevsky, omosessuale militante, proiettato per la prima volta al Festival di Roma. La notizia si è ovviamente diffusa in un istante. Il New York Times ha utilizzato come titolo: “Papa Francesco esprime sostegno alle unioni civili tra persone dello stesso sesso”; il Wall Street Journal è uscito sulla stessa linea: “Papa Francesco sostiene le unioni civili per le coppie gay, cambiamento in Vaticano”; l’inglese The Guardian è andato dritto con un “Papa Francesco sostiene le unioni omosessuali” e il francese Le Monde ha scritto: “Papa Francesco dice ‘sì’ ai contratti di unione civile per le coppie dello stesso sesso”.

Anche le testate italiane hanno seguito il filone: “Coppie gay, Papa Francesco: Sì a legge sulle unioni civili” ha titolato La Repubblica e un bel “Il Papa: Favorevole alle unioni civili per le coppie omosessuali” ce lo ha regalato il Corriere della Sera. Fin qui nulla di nuovo, è nell’ordine delle cose: che i media distorcano a proprio vantaggio le notizie e, in questo caso una non-notizia. Il sensazionalismo fa parte del pacchetto da almeno un paio di secoli di giornalismo. Quel che non può farne parte è la miriade mondiale di commenti scandalizzati nei confronti del Papa emessi da frotte di sé dicenti cattolici, ad ogni livello (addirittura porporato) del popolo di Dio. Anzitutto perché anche solo pensare che il Papa erri in dottrina è una rinuncia alla certezza della particolare assistenza dello Spirito Santo sul soglio petrino. Per un cattolico, chiunque sia il Santo Padre, ci dev’essere sempre una solida, granitica appartenenza: cum Petrus e sub Petrus. Nessuno può definirsi cattolico e collocarsi contro il Papa, nessuno, mai. E dunque, proprio per questa salda dottrina e quindi salda certezza, ogni cattolico avrebbe dovuto sapere che le parole del Santo Padre erano state malevolmente strappate da un contesto, estrapolate, tagliate e appiccicate per creare un nuovo contesto, favorevole al pensiero gay del regista e del politically correct pro Lgbt che imperversa sui media mondiali. Addirittura vocaboli tradotti in modo sbagliato, sia in inglese che in italiano, secondo le esigenze della lobby Lgbtqia (+ altre lettere che non so). Del taglia, copia, incolla costruito dal regista ne dà conto molto bene il sito di Aleteia, al quale rimando i neo-entusiasti non cattolici e i credenti poco credibili, per aiutarli a capire che non c’è nulla di sconvolto nella dottrina bimillenaria della Chiesa: per papa Francesco il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna, unico e indissolubile, totale, fedele, fecondo.

E le persone omossessuali sono amate da Dio e dalla Chiesa, come recita il punto 2.358 del Catechismo della Chiesa Cattolica: “Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Nulla è cambiato, con buona pace delle falsità.

MARIO SBERNA 30 ott 2020 08:29